Pd diviso al vertice decisivo Cofferati: si va al suicidio

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ROMA — «Se lasciamo tutto com’è, la base impazzisce. Perché sembrerebbe che non è successo niente. Ma anche se scegliamo un segretario subito, sarebbe un cambiamento così forte, senza alcuna discussione, che il partito potrebbe non reggere». Fabrizio Barca non vuole sbilanciarsi sui nomi dei possibili successori di Pier Luigi Bersani. Però una sua idea ce l’ha ed è quella di un reggente, una figura pro tempore: «Una persona che investa sul governo, perché è pur sempre un esecutivo a guida Pd, ma nel contempo prepari le basi per una discussione vera dentro il partito». Riflessioni che arrivano nell’imminenza di una scelta. Oggi alle 18 si tiene il coordinamento del Partito democratico, incontro tra i big che provano a trovare un accordo per evitare l’ennesima spaccatura, in vista dell’assemblea di sabato. Tra le scelte possibili, un padre nobile, figura istituzionale, di mediazione tra le varie anime, o un giovane rinnovatore.
Ma la prima scelta ancora da compiere è proprio quella a cui accennava Barca: segretario (reggente) di transizione o segretario vero. Per la prima ipotesi si schiera con forza anche Sergio Cofferati. Che lancia un grido d’allarme e di dolore: «La patologia del Pd si sta allargando: da autolesionismo sta diventando propensione al suicidio». Per l’ex sindacalista, questa «propensione» si vede nell’ipotesi di non anticipare il congresso (si dovrebbe tenere a ottobre-novembre) e di «non individuare uno o tre reggenti per la gestione del congresso». La strada verso cui si va, dice Cofferati, ovvero quella del segretario subito, «è distruttiva». Ancora peggio l’ipotesi di separare da statuto candidato premier e segretario: «Sarebbe un clamoroso arretramento della democrazia diretta, con un segretario eletto dagli iscritti».
Ma forse la strada temuta da Cofferati non sarà  quella scelta. Sembra favorita per ora l’ipotesi di una figura che traghetti il partito verso il congresso. Il nome più ricorrente è quello di Anna Finocchiaro. Oggi si terranno altre riunioni tra giovani turchi, l’ala sinistra del partito, e i renziani. Nel toto-reggente ci sono molti nomi: Claudio Martini, Vannino Chiti, Pierluigi Castagnetti e Roberto Speranza. Tra le cose da scegliere c’è anche quella sull’organizzazione del partito. Oggi è in mano a Nico Stumpo, ma i renziani vorrebbero un fedelissimo del sindaco di Firenze, Luca Lotti.
In caduta libera, invece, le quotazioni di Guglielmo Epifani (eletto alla presidenza della commissione Industria) e di Gianni Cuperlo, sostenuto dai dalemiani, ma pronto al passo indietro: «Sul mio nome non c’è unità ». Del tutto improbabile anche la permanenza di Bersani. Intanto sale la protesta della base, che si è autoconvocata per sabato sotto le insegne di Occupy Pd. Giornata che dovrebbe vedere la presenza del premier Enrico Letta.


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