by Sergio Segio | 13 Maggio 2013 8:06
GENOVA — Un telegramma di poche righe non basta per far tacere un padre e archiviare la morte di un ragazzo di 29 anni con un generico “arresto cardiaco”. Giancarlo Faraldi e la compagna del figlio, Chantal Jiboin, vogliono la verità . Claudio è morto mercoledì scorso, mentre scontava una pena di 5 anni nel carcere di Grasse per una rapina nel 2011 in Costa Azzurra. Lo stesso carcere dove nel 2010 era morto in circostanze misteriose un altro italiano, Daniele Franceschi. «L’ho incontrato a colloquio due giorni prima che morisse, lunedì, ed era in perfetta forma», racconta la compagna. Lo vedeva spesso, ogni settimana, e si era trasferita da Nizza a Grasse per stargli vicino. «Non mi aveva mai parlato di malori, insomma di segnali che potessero far pensare a qualcosa di grave in arrivo».
«La droga? Non c’entra niente, aveva chiuso con la roba dopo che era scappato da San Patrignano, e comunque mio figlio aveva un fisico sano», interviene il padre. Giancarlo Faraldi vive a Ventimiglia. Domani andrà a parlare con le autorità d’Oltralpe. «Prima devo passare dalla polizia, la nostra polizia, per ritirare dei documenti, poi andrò al consolato, a Nizza, per presentare ufficialmente l’esposto». La successiva tappa sarà il carcere: ieri la Farnesina ha informato la famiglia che potrà vedere il corpo del ragazzo prima dell’autopsia che verrà eseguita giovedì. «Controllerò con molta attenzione che non presenti segni di violenza.
Se, al contrario verrà fuori qualcosa di strano, andremo fino in fondo, qualcuno dovrà pagare ».
Chantal è arrivata ieri a Ventimiglia. «Non credo che Claudio sia morto per un attacco di cuore — racconta — Aveva smesso da sei mesi di assumere antidepressivi e altri medicinali e aveva già un posto di lavoro per quando sarebbe uscito, come operaio in una fabbrica di profumi di Grasse. Era pulito, educato e gli era stata anche ridotta la pena, proprio per la sua buona condotta».
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