Missili israeliani sulla Siria bombardato un carico di armi

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GERUSALEMME — Davanti alla comunità  internazionale che non riesce a trovare un punto di unione per fermare il massacro in Siria e il dilagare della crisi, Israele si è “tolto i guanti”, per la seconda volta in tre mesi, e ha spedito i suoi caccia a bombardare un carico di missili Scud-D che stavano per essere passare dai depositi di Bashar Assad alle mani degli hezbollah libanesi, loro alleati nella guerra civile. Conferme del raid dei bombardieri con la Stella di David, smentito invece dalle fonti ufficiali siriane, sono venute dagli Stati Uniti e dai servizi segreti occidentali. Silenzio — come d’abitudine — del governo israeliano. Le rivelazioni sul raid in Siria arrivano insieme all’emergere dell’ennesima strage dell’esercito e delle milizie fedeli al presidente Assad, a Banias, cittadina sulla costa mediterranea dove da giorni è in corso un’operazione militare in grande stile. Dopo un bombardamento sulla città , venerdì sono entrate le famigerate milizie alawite — i “volontari dell’esercito di difesa nazionale” — che hanno iniziato i rastrellamenti dei superstiti, abbandonandosi ad atrocità  contro i civili sunniti: oltre cento i morti, 14 i bambini, nel solo quartiere di Ras al Nabaa. Ma l’Osservatorio siriano per i diritti dell’Uomo teme che siano molti di più, decine sono ancora i dispersi. I video postati ieri su Internet dai ribelli, mostrano i cadaveri di donne, anziani e bambini martoriati e abbandonati nelle strade o nelle case devastate dai bombardamenti. Stessa sorte aveva subito giovedì il vicino villaggio di Al Bayda, con oltre settanta civili uccisi nei rastrellamenti.
Il terrore delle stragi ha spinto la gran parte degli abitanti sunniti a fuggire, e dall’alba di ieri è iniziato un disperato esodo: a sud verso la città  portuale di Tartus e a nord verso Jableh. La zona montagnosa lungo la costa della Siria è il cuore degli alawiti, setta sciita dominante a cui appartengono gli Assad e i notabili del regime, anche se in mezzo ci sono diverse zone sunnite. Entrata a marzo nel suo terzo anno la guerra civile siriana ha provocato ottantamila morti. Il nuovo massacro ha provocato una dura reazione americana e europea, anche della nostra Farnesina, ma il Consiglio di Sicurezza è paralizzato dai veti di Russia e Cina. Gli Stati Uniti sono «inorriditi» dalle nuove stragi del regime ma, come ha detto l’altra notte il presidente Barack Obama, non prevedono di inviare truppe in Siria, anche se fosse provato che Assad ha usato le sue riserve di armi chimiche. Obama ritiene però che Israele faccia bene a «proteggersi dal trasferimento di armi alle organizzazioni terroristiche», come le milizie sciite libanesi di Hezbollah.
Certamente più deciso l’intervento in Siria — attribuito a Israele dagli americani e dai servizi segreti europei — destinato a distruggere un deposito di sofisticati missili terra-aria che stava per essere trasferiti agli hezbollah libanesi. Non è chiaro in quale zona della Siria sia stato compiuto il raid ma secondo il website dell’esercito libanese 16 aerei da guerra israeliani hanno violato lo spazio aereo nazionale all’alba di venerdì. Secondo i ribelli siriani, l’obiettivo del raid è stato un deposito militare vicino all’aeroporto di Damasco, con missili provenienti dall’Iran secondo fonti dell’amministrazione Usa citate dal New York Times.


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