Mattarellum e proporzionale non escludono pareggi
MILANO — Che cambiare legge elettorale sia una priorità lo dicono tutti da tempo. È sul come che si presenta, puntuale, lo stallo di sempre. Nel tentativo di garantire la messa in sicurezza di un sistema di voto diverso dall’attuale — come assicurato dal premier Enrico Letta — Palazzo Chigi starebbe lavorando in questi giorni a un Porcellum «corretto»: alzare la soglia di sbarramento intorno al 40% per accedere al premio di maggioranza oppure eliminare definitivamente un bonus che entro la fine dell’estate la Consulta potrebbe giudicare incostituzionale.
Ma, a febbraio, come sarebbero andate le elezioni se non ci fosse stato il premio di maggioranza? La risposta arriva da Labor Ele — il centro di analisi elettorale dell’Università di Roma Tre guidato dai docenti Antonio Agosta (Scienza della politica) e Nicola D’Amelio (Tecniche di analisi elettorale) — e la simulazione per la Camera ha fornito risultati decisamente sconfortanti ai fini della governabilità del Paese: la coalizione di centrosinistra, che alle Politiche ha ottenuto 340 seggi, ne avrebbe conquistati 192 (così ripartiti: Pd 165, Sel 21, Centro democratico 3, Svp 3); il centrodestra, che al voto si è assicurato 124 seggi, ne avrebbe contati 191 (Pdl 149, Lega 28, Fratelli d’Italia 14); il Movimento 5 Stelle, 108 seggi acquisiti dalle urne, sarebbe arrivato a quota 167 e si sarebbe confermato il primo partito; la coalizione guidata da Mario Monti, 45 seggi a febbraio, ne avrebbe incassati 67 (Scelta civica 55, Udc 12).
Una maggioranza impossibile da assicurare a Montecitorio a meno di non procedere sulla strada delle larghe intese, come spiega il professor Agosta: «Si sarebbe dovuto far ricorso a una grande coalizione: con il Porcellum senza premio di maggioranza l’unico modo per assicurare un governo all’Italia sarebbe stato promuovere un’alleanza tra il Partito democratico e il Popolo della libertà oppure far sì che il centrosinistra o il centrodestra si risolvessero a un’alleanza con il Movimento 5 Stelle».
Lo scenario non sarebbe cambiato neanche andando a votare con il Mattarellum: la simulazione di Labor Ele, anche in questo caso, ha evidenziato il rischio governabilità : 259 seggi per il centrodestra, che avrebbe ottenuto la maggioranza relativa e costituito in Aula il gruppo più numeroso senza però poter contare sulla metà più uno degli eletti e quindi sulla maggioranza assoluta necessaria a ottenere la fiducia; 235 seggi per il centrosinistra; 108 seggi (come l’effettivo risultato elettorale) per i Cinque Stelle e 15 seggi per la coalizione di Monti. «Anche qui uno spaccato di totale instabilità — conclude il professor Agosta —. Ritornando alla realtà politica attuale, e in base ai nostri studi, l’unica soluzione possibile oggi sarebbe quella di riformare la Costituzione per consentire a Camera e Senato di procedere su binari differenti, consentendo soltanto all’aula di Montecitorio il potere di conferire e revocare la fiducia all’esecutivo».
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