Lo Scrittore e il Cancelliere

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Il romanziere ebbe da subito fretta di passare al tu, lo statista accettò ma a volte tornava al lei. Si scrissero in trent’anni, trent’anni straordinari che cambiarono la Germania, l’Europa e il mondo. E ora quel lungo carteggio tra due Nobel del dopoguerra tedesco esce in Germania per Steidl Verlag: Willy Brandt e Guenter Grass, der Briefwechsel, (pagg. 1281, euro 49,80). È un documento straordinario. In esso rivivono svolte e speranze, timori e drammi della sinistra europea e del mondo in cui viviamo. Con un fantasma, quasi un convitato di pietra postumo: la tarda adolescenza con l’uniforme delle Ss a fine guerra, quel passato che Grass, scrittore impegnato e progressista, non rivelò mai al suo idolo, il cancelliere della pace che invece combatté contro i nazisti nella guerra di Spagna e poi coi partigiani norvegesi.
Nel carteggio, di cui pubblichiamo un estratto in queste pagine, si ripercorre la storia della sinistra europea e dell’Europa tout court.
Scrive molte più lettere Grass con la sua penna infaticabile che non l’iperattivo uomo di Stato. Cominciano a capirsi e a piacersi quando lo scrittore lancia
la sua idea geniale: la “Iniziativa elettorale socialdemocratica”, il gruppo d’intellettuali impegnati nella campagna del 1969 che, un anno dopo la rivolta giovanile del Sessantotto, portò per la prima volta la Spd al potere a Bonn. Golo Mann, Marion Doenhoff, la fondatrice di Die Zeit, l’allora direttore di Der Spiegel Gà¼nter Gaus, sono tra i nomi di maggior spicco reclutati da Grass. Il quale, da una lettera all’altra, non si stanca di suggerire al «caro Willy» un’idea dopo l’altra. Lo invita ad aderire all’appello di Paolo VI per la pace nel mondo, ricordandogli la rivolta giovanile contro la guerra in Vietnam, e lo incoraggia a non cedere alle calunnie della destra. Calunnie brutte, quando il giornalista arciconservatore Hans Frederik descriveva Brandt volontario per la Repubblica spagnola come «un collaborazionista dei comunisti che uccideva soldati tedeschi».
L’inizio della battaglia è anche l’apice della storia dei due grandi fianco a fianco. L’apoteosi è raggiunta con la decisione di Willy Brandt di recarsi a Varsavia e firmare con la Polonia popolare e realsocialista di Wladyslaw Gomulka il trattato con cui la Germania riconosceva le nuove frontiere. È Grass il primo a pensare che la visita sarebbe un’occasione sprecata se mantenuta nei rigidi limiti del protocollo. Suggerisce che egli stesso e altri intellettuali siano nella delegazione, allude all’opportunità  d’un grande gesto. Allusione che, come sappiamo, Brandt colse benissimo: a sorpresa, compì il gesto commovente dell’inchino al memoriale del Ghetto di Varsavia, assumendo sulle sue spalle di ex partigiano le colpe storiche del paese che guidava.
«Così come lei può vedere in me un sostenitore, pragmatico e a volte critico della Sua politica, allo stesso modo io ammiro Lei quasi come un Padre», scriveva Grass al cancelliere in cui egli — «con vergogna crescente», scrisse decenni più tardi in Sbucciando la cipolla, non avendo trovato il coraggio di confessare il suo errore
di gioventù — vedeva l’incarnazione d’una Germania diversa dall’ombra orrida del passato che non passa. Solo una volta Brandt gli disse di no: fu quando Grass con allusioni e offerte di collaborazioni gli chiese in modo implicito di diventare ministro. Brandt tornò subito al “lei” e gli offrì viaggi di lavoro per il Goethe Institut o simili missioni, ufficiali ma senza potere esecutivo.
Brandt fu poi il primo cancelliere tedesco a visitare Israele, e ci portò anche Grass, non prevedendo che mezzo secolo dopo lo scrittore si sarebbe di fatto schierato con la Repubblica islamica. E quando Brandt viveva malato i suoi ultimi mesi, trovò la forza di invitare il vecchio amico a essere meno critico verso il modo in cui Kohl gestiva la riunificazione. Lo ringraziò dei tanti libri che Grass gli inviava in regalo in ospedale e poi al suo capezzale domestico, ma là , in vestaglia, ricevette Kohl ogni volta che questi bussava a chiedergli consiglio. «Benvenuto, mio cancelliere, sono a sua disposizione»: così il “compagno Willy” accoglieva da patriota leale l’avversario politico arrivato al potere.

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“CARO WILLY, LOTTIAMO INSIEME
 La prego di riflettere se non sia opportuno sostenere l’appello di Paolo 


Berlino ovest, 21 ottobre 1965
Caro signor Grass, ho parlato con Karl Schiller (uno dei leader di punta della Spd, ndr), lui è pronto a firmare e impegnarsi con tutta la sua responsabilità  per il contatto tra la Spd e gli scrittori. Gli ho anche riferito della sua disponibilità  a riferire sulle Sue esperienze di campagna elettorale in un circolo ristretto di leader socialdemocratici. […] Cari saluti, suo Willy Brandt Berlino, 19 gennaio 1966
Stimato, caro signor Grass, Lei sa quanto mi sia spiaciuto non poter venire ad assistere alla prima della sua opera teatrale
I plebei provano la rivolta.
Tanto più ci tengo a farle sapere, quale forte, profonda esperienza sia stato per noi vedere la rappresentazione domenica. Mia moglie e io non sedevamo insieme, tanto meglio: potemmo meglio comparare le nostre emozioni e il nostro stato d’animo, quanto ci siamo sentiti impegnati, quanto più di una volta abbiamo a stento trattenuto le lacrime. La sua è una grande opera di poesia tedesca del dopoguerra. E nessuna stroncatura di qualche critico cacasenno potrà  mai sminuirla. Io non capisco molto di teatro, ma mi permetto di presumere che alcune cose potrebbero essere rese in scena in modo ancor più chiaro e convincente.
Il Suo Willy Brandt
Berlino, 3 ottobre 1966
Caro signor Brandt, non mi è stato possibile capire dai resoconti dei giornali se Lei abbia risposto all’appello per la pace di Papa Paolo VI a tutti gli uomini di Stato. Come che sia, questo messaggio pontificale è stato letto ieri domenica 2 ottobre in tutte le chiese cattoliche. Genitori cattolici, sensibilizzati dai loro figli che gli chiedevano il senso di questo appello, mi hanno contattato per segnalarmelo. Seriamente credo che sia avvenuto qualcosa di decisivo. Lei certamente è a conoscenza dello stato d’animo carico di emozioni e pronto a proteste spontanee e disarticolate con cui la gioventù in questi giorni, non solo a Berlino e in Germania ovest, ma in tutto il mondo occidentale, viva il momento… La prego di riflettere se il momento secondo lei non sia maturo per appoggiare nel modo più chiaro l’appello del papa, tanto più che si può presumere che vasti ambienti negli Stati Uniti proverebbero comprensione per una simile scelta. La sua parola
di borgomastro di Berlino ovest andrebbe oltre l’immediato, toccherebbe la discussione montante sul Vietnam, con un atto politico che in Germania oggi può essere compiuto solo da Lei e dal suo partito.
Saluti amichevoli, il suo Gà¼nter Grass
Berlino, 25 novembre 1970
Caro Willy, […] dopo il mio ultimo colloquio con te e dopo il comizio a Stoccarda ho riflettuto di nuovo sul contorno della tua prossima visita a Varsavia. E poiché sono dell’opinione che sarebbe un errore irreparabile se la firma del Trattato (di pace, ndr) avvenisse nel solito stile piatto e nel quadro dell’abituale protocollo, vorrei ancora una volta spiegare la mia proposta. Sebbene la Repubblica federale di Germania e la Repubblica popolare di Polonia non intrattengano ancora relazioni diplomatiche, il cancelliere federale andrà  in Polonia. La situazione di fondo quindi è diversa da quella del suo viaggio a Mosca. E il trattato tedesco-polacco coinvolge entrambi i popoli ben più direttamente che non l’accordo a Mosca. Per questo propongo che al seguito del cancelliere nel suo viaggio in Polonia figurino noti scienziati, scrittori, e rappresentanti delle Chiese impegnati sul tema della Ostpolitik. Se Siegfried Lenz, Marion Doenhoff e io fossimo là  con lei, sarebbero presenti anche molti ex profughi, e proprio alcuni di coloro che guardano con sospetto all’ignoranza rozza dell’associazione dei profughi […]. In fin dei conti, a Varsavia sarà  scritto un pezzo di Storia, e si aprirà  un nuovo capitolo di Storia […]. Sono convinto che un tuo desiderio di andare a Varsavia con un simile seguito troverà  anche comprensione da parte polacca….
Saluti amichevoli, il tuo Gà¼nter
Bonn, 28 novembre 1970
Stimato Signor Grass, lunedì, 7 dicembre, sarà  firmato a Varsavia il Trattato tra la Repubblica federale di Germania e la Repubblica popolare di Polonia sui fondamenti della normalizzazione completa delle loro relazioni bilaterali. A ciò è legato l’auspicio di cominciare un nuovo capitolo nella Storia finora così tragica dei rapporti tra i nostri due popoli, un capitolo che dovrà  essere segnato da sforzi comuni per una coesistenza pacifica. Io saluterei con gioia se alla cerimonia ufficiale saranno presenti personalità  che esprimono il desiderio di vasti strati del popolo della Repubblica federale di arrivare a un’intesa, a un avvicinamento con il popolo polacco. In questo senso, mi permetta, stimatissimo signor Grass, di invitarla a venire col mio seguito a Varsavia.
Il suo Willy Brandt


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