«Leggina» per cambiare il Porcellum. il piano di emergenza del premier

Loading

ROMA — Una rete di protezione, nel caso dovesse accadere «l’imponderabile». Una leggina di uno o due articoli per ritoccare il Porcellum e «stemperarne gli effetti distorsivi», a cominciare da un premio di maggioranza che molti costituzionalisti ritengono troppo generoso.
La riflessione di Enrico Letta sulle riforme parte da qui, dall’esigenza di «mettere in sicurezza» una nave che avanza in acque a dir poco agitate, mediando fra posizioni molto lontane fra loro e spuntando le unghie ai falchi antigovernativi. Se il Pd è ossessionato dalla necessità  di non tornare mai più al voto con la legge elettorale in vigore, Berlusconi, stando ai sondaggi, sa bene che con il sistema attuale potrebbe riconquistare la maggioranza alla Camera. E così, nel chiuso del conclave di Spineto, è maturata la mediazione del premier.
Letta ha deciso di puntare sulla rivoluzione del sistema istituzionale e della forma di governo, lasciando in coda al processo la legge elettorale vera e propria. Ma poiché navigare a vista senza scialuppa di salvataggio sarebbe troppo rischioso, durante il summit toscano è saltata fuori la «leggina» di compromesso, che stemperi le asperità  del Porcellum e plachi le ansie dei democratici. La suggestione di cambiare a spron battuto la legge elettorale aveva lasciato perplessi diversi ministri. «Sapete cosa succede se cominciamo dal sistema di voto? Che appena approviamo quello nuovo si torna alle urne…», ha avvisato un esponente del Pdl. E uno del Pd: «Non sarebbe solo Berlusconi ad approfittarne, ma anche Matteo Renzi».
Nelle stesse ore in cui Ilda Boccassini pronunciava la sua requisitoria contro il Cavaliere, a Spineto il governo sceglieva dunque la linea della cautela sulla legge elettorale, passata alla fine senza grandi scossoni. Letta ha affidato a Gaetano Quagliariello un «mandato pieno». Toccherà  al ministro per le Riforme sentire i partiti e i gruppi parlamentari — anche di opposizione — e poi cercare la «quadra», sperando di adescare la Lega con le sirene del Senato federale. Ma prima il ministro vuole sondare i cittadini con una grande consultazione pubblica, anche via web. Un sondaggio, ha spiegato Quagliariello ai colleghi, che «sarà  realizzato con una procedura codificata e su grandi numeri», avvalendosi del sostegno di università  e fondazioni.
Se aveva accarezzato il ritorno al Mattarellum come il minore dei mali, anche il premier si è convinto che, in un quadro ormai «tripolare», quel sistema non è il migliore possibile. E soprattutto, non è quello che consente un punto di incontro con le altre forze che sostengono il governo. Per questo Letta e il ministro Dario Franceschini, braccio operativo del presidente del Consiglio in Parlamento, hanno convenuto che l’unica via in questa fase sia la «manutenzione» del Porcellum nel solco tracciato dalla sentenza della Corte costituzionale.
Ora per ottenere la maggioranza a Montecitorio basta un voto in più. Con la «leggina» che Letta ha in mente, invece, occorrerà  conquistare il 35 per cento dei voti, o al massimo il 40, a seconda della soglia che i «saggi» individueranno come la più adeguata. La Commissione presieduta da Letta è ancora tutta da costruire, ma il premier e Quagliariello hanno trovato un accordo su alcuni punti fermi: i membri saranno venti e non verranno scelti fra i parlamentari.
Tra autocandidature e telefonate per sondare la disponibilità  di professori ed ex politici, nei partiti è scattata la corsa alle poltrone. Fra i nomi più accreditati c’è quello di Luciano Violante, ex presidente della Camera scelto da Napolitano per sedere al tavolo dei dieci «facilitatori» che prepararono il terreno al governo Letta. Buone chance di far parte del nuovo organismo ha anche Stefano Ceccanti, già  senatore del Pd, mentre al centro si parla di Vincenzo Lippolis, consigliere giuridico di Casini quando presiedeva Montecitorio. Il Pdl pensa di sponsorizzare i costituzionalisti Nicolò Zanon e Tommaso Edoardo Frosini, vicini alla rivista Magna Carta.
Il doppio binario immaginato dal governo non convince tutti, anche nel Pd c’è chi lo ritiene una soluzione «barocca», eppure a Spineto è sembrata l’unica in grado di far partire il treno delle riforme. La Convenzione — come la voleva Berlusconi e come non la voleva il Pd — ha lasciato il posto a un organismo tutto parlamentare, che servirà  tra l’altro a mettere il governo al riparo dalle tensioni fra i partiti. Sarà  composto dalle commissioni Affari costituzionali di Camera e Senato e presieduto da Francesco Paolo Sisto (Pdl) e Anna Finocchiaro (Pd), la quale ha pronto un disegno di legge per abrogare il Porcellum e ripristinare il Mattarellum.
Per tenere a battesimo la Convenzione servirà  una legge costituzionale, quindi i tempi non saranno brevi. Anche per questo a Montecitorio ieri erano in diversi a dire che il vero obiettivo della trovata è «traccheggiare», così da prolungare la vita del governo. Della Convenzione faranno parte di diritto, tra gli altri, i senatori Berlusconi, Crimi, Gotor, Minniti, Chiti, Zanda e i deputati Bersani, Balduzzi, Bindi, Bressa, Rosato, Gelmini.
Monica Guerzoni


Related Articles

Spinelli: “Vado in Europa per tutta la Sinistra Le accuse di Sel sono false e ingiuste”

Loading

Barbara Spinelli.La candidata di Tsipras spiega le ragioni che l’hanno portata a cambiare idea “È stata una scelta tormentata: ho detto sì per i voti ricevuti e per le forti spinte che ho avuto ad accettare il mandato”

L’ira di Bersani: così salta l’alleanza

Loading

  «MONTI deve ricordarsi che il comune avversario è Berlusconi, ma attenzione perché, se continua così, rimette in discussione la possibilità  di collaborare con noi dopo le elezioni. Così l’alleanza dopo il voto salta». Bersani pesa ogni parola.

No comments

Write a comment
No Comments Yet! You can be first to comment this post!

Write a Comment