«La pace si fa meglio dal basso, ma il mondo smetta di ostacolarla»
Ho incontrato privatamente anche alcuni «ribelli» che con la Mussalaha hanno deposto le armi. Ho speranza, se cessano le ingerenze. Il mondo deve aiutare la pace, non ostacolarla. Chiediamo di evitare interventi esterni diretti o indiretti: da fuori non devono arrivare armi o addestramento a combattenti spesso stranieri che uccidono cittadini siriani. Questa ingerenza impedisce la Mussalaha, la Riconciliazione. La comunità internazionale ha il compito di spingere le parti al dialogo, non di soffiare sulla guerra. Chiediamo anche di rimuovere le sanzioni economiche, che aumentano le sofferenze di una popolazione già colpita dalla guerra. La «Coalizione nazionale della rivoluzione siriana e delle forze d’opposizione», definita da Occidente e Lega araba «unico rappresentante del popolo» come è vista in Siria? In questi giorni abbiamo incontrato tanti cittadini e politici siriani, di diverso orientamento, di diverse comunità . E tutti sono molto amareggiati per questo riconoscimento della «Coalizione di Doha»: che non rappresenta nessuno. Non possono parlare a nome del popolo.
Nessuno da fuori può dettare nulla ai siriani. Riconosciamo le legittime aspirazioni al cambiamento, ma le riforme richiedono mezzi nonviolenti. Abbiamo visto cos’è successo in Iraq: con la disinformazione, con la demonizzazione, si è arrivati a una guerra che ha distrutto il paese. Chiedo al presidente Obama di onorare il suo premio Nobel per la pace, di fermare l’appoggio finanziario e militare ai gruppi armati. Quali i rischi di un allargamento della crisi? La delegazione ha incontrato, a Baalbek in Libano, molti rifugiati dalla Siria, fra i quali tanti palestinesi che abitavano là da decenni.
La tragedia siriana non mette solo in pericolo l’integrità di questo paese e la sua pluralità culturale e religiosa, ma può destabilizzare anche il piccolo Libano, che accoglie un numero di rifugiati pari a un terzo della sua popolazione. Quanto a Israele, i suoi attacchi aerei sulla Siria è un atto criminale. La pace si fa dal basso o dall’alto? Michel Aoun dice giustamente che occorre un cessate il fuoco immediato in Siria. Però, sulla base dell’esperienza nell’Irlanda del nord, ritengo che senza riconciliazione dal basso fra le comunità questo sia troppo poco. Noi con Peace People abbiamo prima lavorato fra le persone, “costringendo” Gran Bretagna e Irlanda a far pressione sui loro alleati locali. Ma riconosco che in Siria le ingerenze per fini geostrategici sono molto più forti.
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