«Guglielmo? Non si sceglie così il leader»

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Sergio Cofferati, perché il modo in cui è nata la segreteria Epifani le sembra un passo indietro?
«Nulla da obiettare sulla scelta di Guglielmo. Ma l’assemblea che l’ha eletto segna un arretramento molto preoccupante della vita democratica interna al Pd. Bersani fu eletto con un milione e 600 mila voti. Epifani con 450».
Bisognava fare in fretta.
«Come argomento non vale. Si sono fatte le primarie per i parlamentari nelle vacanze di Natale; figurarsi se non si poteva eleggere in altro modo il segretario».
Trova sbagliato distinguerlo dal candidato premier?
«No, questo è ragionevole, accade in molti Paesi europei. Quel che trovo privo di qualsiasi traccia di buonsenso è distinguere la legittimazione del segretario, eletto da un’area ristretta di persone, com’è stato per Guglielmo, mentre il candidato premier dovrebbe essere scelto con le primarie. Questa differenza è distruttiva, perché mette le due figure su un piano diverso nel rapporto con il nostro popolo. Non c’è nessuna ragione per giustificarla, se non l’idea che il premier debba avere una legittimazione più forte del segretario del partito. Non va bene».
È la prima volta che la sinistra si affida all’ex leader della Cgil. Non era accaduto né a Di Vittorio, né a Lama, né a Trentin, né a lei. Come mai?
«Lama concorse alla segreteria del Pci in contrapposizione a Natta, ma non divenne segretario. Credo che storicamente fosse l’effetto di un’autonomia molto radicata del sindacato: la distinzione di ruoli passava dalla distinzione dei percorsi politici».
Ora l’autonomia è in pericolo?
«Lo diranno i fatti. È evidente che si crea un problema sul piano dell’immagine nei rapporti tra il nuovo segretario del Pd e i sindacati. Diciamo che il tema dell’autonomia diventa ancora più forte per ragioni oggettive, al di là  delle intenzioni delle persone».
Epifani ha le caratteristiche adatte per guidare il partito?
«Il problema non sono le caratteristiche di Guglielmo e del lavoro difficilissimo che gli viene affidato. È il contesto che rischia di travolgere tutto. La situazione sta peggiorando di giorno in giorno. E siamo solo all’inizio».
Si riferisce al governo con il Pdl?
«Sì. Non si era mai visto nella storia della Repubblica il ministro degli Interni partecipare, con altri ministri, a una manifestazione di partito contro la magistratura, uno degli organi dello Stato. Avevamo visto cose bizzarre, tipo i ministri di Prodi manifestare contro le azioni del loro governo; ma quelle erano, come si diceva un tempo, “contraddizioni in seno al popolo”. Qui siamo a un grave vulnus istituzionale su un tema delicatissimo come la giustizia».
Al momento del patto con Berlusconi la sua sensibilità  all’argomento era nota.
«Ma mi preoccupa la mancanza di risposta da parte del Pd. Ho sentito e letto solo commenti imbarazzati e imbarazzanti. Mi sarei aspettato una presa di posizione forte: la richiesta di dimissioni di Alfano, oppure di un vertice di maggioranza per affrontare la questione. È evidente la dipendenza del Pd dalla scansione degli argomenti che decide il Pdl».
Anche questo era prevedibile, non crede?
«Sì, ma in un arco di tempo brevissimo siamo già  in una situazione inaudita, e per qualche verso pericolosa. C’è una situazione economica e finanziaria gravissima. L’allarme sulla crisi sociale l’ha lanciato Mario Draghi. E da noi si parla di Imu».
Lei difende l’Imu?
«È una brutta tassa, voluta da Berlusconi e applicata da Monti nel peggior modo possibile. Andrebbe rivista. Ma adesso la priorità  assoluta è il lavoro. Purtroppo il Pd è in un governo sostanzialmente impossibilitato a prendere provvedimenti efficaci: sulla giustizia Berlusconi farà  azioni durissime di condizionamento della magistratura; sul versante economico sta imponendo i suoi temi. E il Pd rischia di ripetere, su scala molto più grande, l’esperienza fatta con Monti, quando ha votato misure contro i più deboli, mentre il Pdl pur votandole contestava il governo».
Teme un ritorno alla violenza politica?
«No. Il disagio sociale di rado si è espresso con la violenza. È molto più diffuso l’abbandono della vita democratica. Chi non ce la fa più rinuncia alla socialità , si vergogna della povertà , si chiude in casa. Sento che il governo vuole peggiorare la già  pessima riforma Fornero, aumentando la flessibilità  in entrata. Servirà  solo a togliere diritti ai più giovani. Ci vorrebbe invece un piano straordinario di investimenti pubblici».
Renzi come lo trova?
«Penso debba decidere in fretta se vuole candidarsi alla segreteria del Pd o no».
Ed Epifani al congresso si candiderà ?
«Non vedo come glielo si possa impedire. Più che decidere chi è il leader, è importante decidere cosa è il Pd. La commissione di Bruxelles sollecita i partiti nazionali ad arrivare alle Europee dichiarando la loro appartenenza alle grandi famiglie politiche. Nel partito socialista europeo c’è il vecchio Psi, ma non c’è il Pd. Vendola vuole entrare. Noi cosa aspettiamo?».
Aldo Cazzullo


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