L’Europa chiede rigore, Letta ottimista
BRUXELLES — «Più ottimista di quando sono partito da Roma», così si descrive Enrico Letta al ritorno da tre capitali europee. Ma il viaggio del nuovo primo ministro non è stato facile né si conclude qui, lo sa lui per primo. Anzi, è solo un inizio. Molte risposte restano per aria, molte domande attendono ancora di essere pronunciate. Tre leader sono cambiati a Roma in 17 mesi: l’Europa cerca di capire. «Ho confermato a José Manuel Barroso — assicura Letta — l’impegno a mantenere le decisioni assunte dal precedente governo con la Commissione Ue», di cui lo stesso Barroso è presidente. Ma sono le stesse decisioni, come l’imposta Imu sulla casa, su cui si litiga proprio ora, e di cui lo stesso Letta non si mostra certo partigiano. Come di altre tasse, del resto: «L’Italia ha una pressione fiscale assolutamente insostenibile, a tutto tondo — ha detto proprio ieri in una conferenza con Angel Gurria, il capo dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo in Europa, ndr) —. In prospettiva la pressione deve scendere, ma senza rilassamento fiscale…». Quanto ai modi delle «misure correttive» necessarie per coprire i tagli delle imposte, Letta assicura: «Questo lo decideremo insieme nella maggioranza». E dice anche che l’Italia non chiederà il rinvio del pareggio di bilancio strutturale 2013, avendo sul groppone un debito molto più pesante che altri Paesi.
Il fronte Ue prevede però altri tipi di rassicurazioni, e ha altri timori: «Il lavoro per la crescita che l’Italia intende perseguire nei prossimi mesi — afferma il premier — sarà fatto entro i confini del rispetto degli impegni di bilancio. Nelle prossime settimane, nei prossimi giorni, l’Italia dirà le proprie idee su come rispettare gli impegni con l’Europa».
Su come cioè tener fede alla sua nuova promessa, diversa dal percorso Monti seguito finora: abbassare le tasse senza sfasciare i conti, meno austerità e più crescita, più investimenti senza violare le regole europee sul deficit, forse perfino la morte dell’Imu senza l’impennata del debito. «Simpatia, sostegno, solidarietà », rispondono in coro da Parigi a Bruxelles: Letta se le giocherà sul piano interno. «In Italia è tornata la stabilità », lo rassicura il presidente della Commissione, a sua volta sollevato da quanto ha sentito dal suo interlocutore.
Ma poi, c’è altro: bisogna che le spiegazioni promesse arrivino «entro la fine di maggio», dice un non più tanto felpato Barroso. Perché sarà allora, il 29 maggio, che la Ue deciderà se l’Italia potrà uscire dalla procedura di infrazione per deficit eccessivo (tetto fissato al 3% del Prodotto interno lordo, siamo vicini al 2,9%). E poco conteranno allora «simpatia» e «sostegno» se non ci saranno quegli ingredienti che Herman Van Rompuy, presidente del Consiglio europeo, riassume in tre parolette: «Conti in ordine». O nella versione più secca dello stesso Barroso: «La riduzione del debito e del deficit sono necessari per l’Italia». Crescita e riforme si danno la mano, dicevano sei mesi fa e anche oggi Barroso e Angela Merkel: ma l’Italia, proprio lei, è ora chiamata a darne la prova, forse più di altri che stanno a Parigi o Madrid. Come? Nei colloqui di ieri a Bruxelles, «non si è entrati in questi dettagli».
Non solo: la crisi ha stravolto il senso di molte parole, quelle che un anno fa si chiamavano «riforme strutturali» oggi sono spesso tagli, tagli e basta. Barroso dice all’Italia di «accelerare con le riforme strutturali», poi spiega di essere «molto fiducioso» sul fatto che Roma uscirà dalla procedura di infrazione. Anche Francois Hollande, alleato di Letta nell’«asse Roma-Parigi». Anche Elio Di Rupo, primo ministro belga socialista, Ma davvero domina ancora il dogma delle procedure di infrazione? Con la Francia o la Spagna che svicolano qui e là , anche questo è diventato un «acquitrino» dal fondo instabile.
Però c’è altro che preme, in tutto il continente: «La vera emergenza è la disoccupazione giovanile, concordano Letta e Barroso», «e già a giugno bisogna dare ai giovani segni di speranza con un piano di lotta da anticipare… Abbiamo bisogno di più sforzi per la crescita, con urgenza». E l’appuntamento è già pronto: il vertice dei capi di Stato e di governo della Ue, a fine giugno. Ma prima di allora, oggi, la Commissione europea diffonderà le previsioni economiche di primavera: ogni giorno ha (forse) la sua pena.
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