Letta prende tempo Ma fra Pd e Pdl è scambio di accuse sull’aumento Iva
Il governo farà di tutto per scongiurare l’aumento dell’imposta sui consumi, destinata a salire di un punto dal primo luglio, ma tutto dipenderà dai fondi che riuscirà a trovare. Se ci saranno, o se Bruxelles dovesse concedere qualche margine di manovra in più dopo la chiusura della procedura per deficit eccessivo, l’innalzamento dell’Iva, che porterebbe nelle casse dello Stato 4 miliardi di euro l’anno, potrà essere rinviato ad anno nuovo o addirittura cancellato. Ma se il governo non riuscisse a trovare fondi sufficienti per far fronte a tutte le esigenze, dovrà fare delle scelte, e saranno tutt’altro che facili. Oltre all’Iva bisogna trovare soldi per abbattere l’Imu, per le detrazioni fiscali sulle ristrutturazioni, per gli sgravi sulle nuove assunzioni, ed ogni partito che appoggia il governo ha le sue idee. Che non si conciliano affatto le une con le altre. Il Pdl insiste per l’eliminazione dell’Imu sulla prima casa, che costerebbe 4 miliardi l’anno, mentre il Pd preferirebbe, e lo dice ormai senza riserve, spendere quei soldi (sempre che ci siano), per scongiurare l’aumento dell’imposta sui consumi, che dal primo luglio passerà dal 21 al 22%. «Non è un problema ideologico, ma di chi sta peggio. Se ci sono le risorse mi domando se non convenga limitare l’Imu per le fasce medie o, invece, evitare l’aumento dell’Iva» ha detto ieri il neosegretario Guglielmo Epifani. Mettendo subito in agitazione gli esponenti del Pdl, tanto che il segretario Angelino Alfano ha detto che presto sentirà per un colloquio il leader del Pd. Renato Brunetta, capogruppo del Pdl alla Camera, è convinto che in pochi mesi si riesca, anzi si debba riuscire, a fare tutto quello che c’è in agenda. «Imu, Iva, totale defiscalizzazione e decontribuzione per le nuove assunzioni di giovani, riforma di Equitalia e sburocratizzazione delle procedure per creare nuove imprese non si cannibalizzeranno a vicenda, ma saranno tutti attuati» assicura Brunetta, secondo il quale «la logica di Epifani non è quella del governo Letta». «Bisogna sia eliminare l’Imu che evitare l’aumento dell’Iva. Le famiglie italiane non ce la fanno più. Non si capisce perché Epifani gioca all’esclusione, è paradossale che spinga per limitare la riduzione dell’Imu per le fasce medie, una fetta ampia anche nei suoi elettori» commenta il vicepresidente Pdl del Senato, Maurizio Gasparri. «Il Pdl — replica per il Pd Cesare Damiano, presidente della commissione Lavoro della Camera — finge di non sapere come stanno le cose. Il taglio dell’Imu come proposto da noi, con la cancellazione solo per i ceti medi e le famiglie disagiate, è un’operazione di equità e consentirebbe di scongiurare l’aumento dell’Iva. Il Pdl si deve rendere conto che sta facendo una battaglia per il 10% dei più ricchi a sfavore di tutti gli italiani». «Una frottola» replica Brunetta: «L’eliminazione dell’Imu va a favore di tutte le famiglie, visto che il 78% di queste risiede nella propria casa. E l’88% dell’Imu sulla prima casa viene da chi non supera i 55 mila euro di reddito lordo annuo». Sull’Imu è intervenuto anche l’ex premier Mario Monti, che ha parlato di «tema largamente secondario perché semmai ci fossero delle risorse andrebbero destinate a misure per il rilancio dell’occupazione», perciò «non si può parlare di restituzione di questa imposta» tanto più che la tassa sulla casa in Italia «è tra le più basse» d’Europa. Per Monti le limitate risorse disponibili «andrebbero destinate a scongiurare l’aumento dell’Iva anziché ridurre la pressione fiscale sulla casa» tenuto conto degli effetti sull’attività economica e produttiva e sui consumi. Sull’impatto della nuova tassa sulla casa si continua dunque a discutere. E nel dibattito rientra anche la cedolare secca sugli affitti. Nel 2011 il gettito della cedolare (tassazione secca al 21% anziché ad aliquota marginale Irpef) è stato di 870 milioni di euro contro i 2,7 stimati, nel 2012 è salito a un miliardo a fronte dei quattro attesi. Secondo Confedilizia la cedolare sta trascinando il mercato delle locazioni, e si è rivelata un successo che non si può misurare sul gettito. «La cedolare secca ha prodotto risultati molto inferiori alle attese: solo il 27% dei nuovi contratti ne ha usufruito» ha detto il capogruppo del Pd in commissione Finanze alla Camera, Marco Causi. Secondo il quale, nella revisione delle imposte sulla casa, bisognerà anche riconsiderare la cedolare.
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