Lega dimezzata Dietro il flop epurazioni e liste personali

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Quanto al numero uno, Roberto Maroni, il pensiero non è pervenuto: «No comment». E rinvia la discussione al consiglio federale di venerdì. Del resto, la Padania ieri liquidava le elezioni con un box nel taglio basso della prima pagina.
La Lega ha perso quasi dappertutto, e la massiccia astensione annacqua in percentuali ancora benigne — ma ormai sempre sotto al dieci per cento — l’impietoso dato dei voti reali. Certo, Giancarlo Gentilini a Treviso potrebbe ancora farcela, e difatti tenta la mobilitazione alla maniera sua: «Chiamerò a raccolta tutti per arginare l’avanzata bolscevica». Persino il Movimento 5 Stelle: «Ho parlato con Gnocchi (il candidato dei grillini), d’altro canto gli M5S fanno parte del centrodestra». Prima di prendersela di nuovo contro le case madri: «Non c’è stata la conferma delle promesse fatte da Pdl e dalla stessa Lega».
Eppure, nella base come ai piani alti del partito, lo scontento è fortissimo. Soprattutto in Veneto. E prende di mira lo stesso segretario: perché a Treviso e a Vicenza non si è fatto vedere durante la campagna elettorale. E perché ha rimosso il suo vice Federico Caner, tra l’altro responsabile elettorale di Treviso, a pochi giorni dalle elezioni.
Ma ce n’è anche per Tosi, accusato — e non da ieri — per le raffiche di espulsioni e il commissariamento di Venezia che avrebbero diviso il movimento. Lo stesso Gentilini, pur non ostile al segretario «nazionale», lo ritiene «un fattore che ha pesato notevolmente. Molti leghisti hanno perso la fiducia nei vertici e ne hanno messo in discussione la credibilità ». Né a tutti piace la strategia delle liste civiche che quasi sempre svuotano la Lega dei suoi consensi. Alle Amministrative, la lista Tosi ha debuttato in tre Comuni. E ieri, il sindaco segretario ha sostenuto e rilanciato la scelta: «La Lista Tosi, ma in generale la Lista Dal Lago a Vicenza, la Lista Gentilini a Treviso e quelle che fanno riferimento alle persone, hanno ottenuto un consenso maggiore, perché in qualche modo rappresentano una novità  e significano qualcosa in cui i cittadini credono e si riconoscono». «Maggiore», significa maggiore della Lega. Che in questa visione potrebbe diventare la bad company del centrodestra. Ovviamente, questo a molti pare peggio che una bestemmia. Anche se a dirlo, ieri, è stato il solo Erminio Boso: «Un movimento nato sull’identità  e sulla sua difesa e che la rinnega ditemi voi dove può mai arrivare? Bisogna che sulla questione si apra un confronto, prima che con la storia delle liste civiche si cancelli la Lega».
Tra l’altro, la sconfitta potrebbe essere pesante proprio per Tosi. Maroni ha annunciato un congresso straordinario per la prossima primavera, con l’idea che i suoi vice, lo stesso Tosi e Matteo Salvini, possano entrare «in virtuosa competizione» per il ruolo di nuovo leader del movimento. Inoltre, in Veneto ieri molti ricordavano la risposta data da Maroni a quanti protestavano contro il metodo Tosi: «Una valutazione si potrà  dare soltanto con il risultato delle Amministrative». Che sarà  stato anche discreto — ma lontano dai fasti della Lista Tosi a Verona — per le civiche, ma non certo per la Lega.
A peggiorare la situazione, il fatto che nella Serenissima «nazione» gli alleati sembrano sempre più insofferenti nei confronti della Lega, ritenuta una delle cause di disaffezione dell’elettorato pdl. Il segretario regionale udc Antonio De Poli sarà  pure interessato, ma scava impietoso in questo sentimento: «Su questo tonfo dovrebbero riflettere i moderati del centrodestra che, a forza di rincorrere la Lega, cadranno nel burrone». Soprattutto perché «non possono ignorare che l’alleanza con la Lega non porta più a risultati vincenti neppure a Treviso».
Marco Cremonesi


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