“Le carceri una priorità , le intercettazioni no”

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ROMA — Tutti sanno che il presidente Napolitano ripone stima e fiducia nel prefetto Cancellieri. L’ha apprezzata da ministro del-l’Interno, l’ha sponsorizzata per la Giustizia. Le ha affidato una “mission impossible”, lavorare per il suo sogno, riforme condivise. Lei ci sta provando, ma il rischio — com’è avvenuto ieri nella commissione Giustizia del Senato, dove ha parlato per la prima volta da Guardasigilli — è che appaia evasiva. Costretta inevitabilmente, per evitare che subito salga la febbre dello scontro, a non toccare temi sensibili, decisamente urticanti, come una nuova anti-corruzione, come vorrebbe il Pd, o una riforma delle intercettazioni, come chiederebbe il Pdl. Diciotto pagine, nulla sui temi politicamente bollenti, ma un elenco dei punti pur dolenti, i processi infiniti del civile, le carceri straripanti, i rimbrotti dell’Europa.
Vuole unire Anna Maria Cancellieri e non dividere. Quando, ad audizione terminata, le chiedono dell’anti-corruzione risponde: «È uno dei temi che, se chiamati, esamineremo ». Idem sulle intercettazioni: «È questione che, se sarà  necessario, affronteremo». Le sue urgenze sono altre. Quelle su cui chiunque, a destra come a sinistra, non può che essere d’accordo: «Per me le priorità  sono quelle per cui siamo carenti nei confronti dell’Europa, come le carceri e la giustizia civile». Politicamente, la conseguenza è scontata. Cancellieri finisce di parlare e il capogruppo Pd Felice Casson le replica: «Nella sua relazione, ministro, mancano punti fondamentali come l’anti-corruzione, il voto di scambio, il falso in bilancio…». A ruota il grillino Michele Giarrusso insiste sull’anti-corruzione.
Ma Cancellieri non vuole restare imbrigliata nel gioco dei veti incrociati. Il suo esordio è in stile Napolitano, che peraltro cita espressamente: «Guardo con grande preoccupazione al sentimento di insoddisfazione e incomprensione che molta parte dei cittadini nutre nel rapporto con la giustizia e che rischia di portare a una pericolosa presa di distanza». Prende a prestito frasi di Amos Oz e Amartya Sen. Lancia un invito alla collaborazione istituzionale: «Quando ci si arrocca, lasciatemelo dire, in maniera astratta su posizioni preconcette è difficile individuare un cammino comune di riforme». Poi un esplicito invito: «La strada è obbligata ed è quella di mettere da parte pregiudizi ideologici e visioni monocolari per assumerci tutti insieme la responsabilità  di rimettere il cittadino al centro del pianeta giustizia ». Offre la prima garanzia da Guardasigilli: «Lavorerò con la più ampia disponibilità  all’ascolto e al dialogo, a un confronto pacato, aperto, attento con tutte le componenti del mondo giudiziario, a partire dal Csm».
Il suo programma parte dai famosi tribunalini, dal loro taglio.
Vuole andare avanti subito. Un rinvio provocherebbe «un negativo effetto di disorientamento». Ancora: «Lo stop and go non è produttivo, non assicura certezza del diritto, ci vuole il coraggio della continuità ». Il Pdl Francesco Nitto Palma, al vertice della commissione Giustizia del Senato che le sta seduto accanto, le comunica però che già  si sta lavorando per il rinvio di un anno. Altro tema, i tempi dei processi. Ne va «della tenuta stessa del nostro Stato di diritto ». Far fronte è «una priorità  della politica». Dati shock. «Quasi 4 milioni di processi civili pendenti ». È urgente smaltire l’arretrato e rilanciare la mediazione obbligatoria. Le carceri, «una situazione di degrado insostenibile ». Anche qui dati traumatici, freschi del 15 maggio: «Nei 206 istituiti ci sono 65.891 detenuti, 23 mila stranieri, a fronte di 47.040 posti». Ben 24.691 indagati in custodia cautelare, 40.118 condannati. Anche qui, nella continuità , va approvato il ddl Severino sulle pene alternative, «la reclusione va limitata ai soli reati gravi, introducendo la detenzione domiciliare come sanzione autonoma e i lavori di pubblica utilità ». Scontata un’urgente depenalizzazione. Il Pdl Giacomo Caliendo si associa in pieno. Solo tre interventi in commissione, non c’è tempo per litigare. Si riprende martedì prossimo. E domani Cancellieri fa il replay a Montecitorio.


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