«Bonifica carente» Dagli ispettori la bocciatura dell’Ilva

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ROMA — Ci sono «inadempienze significative» e «forti criticità » nel modo in cui l’Ilva sta attuando l’Autorizzazione integrata ambientale, la lista degli impegni che l’azienda deve rispettare per abbassare il livello di inquinamento delle acciaierie di Taranto. Dalla movimentazione del carbone al parco minerario, sono una decina i punti contestati nella relazione degli ispettori arrivata ieri sul tavolo del ministero dell’Ambiente Andrea Orlando. Un documento che anticipa i contenuti dell’analisi completa che il 7 giugno sarà  consegnata dall’Ispra, l’Istituto per la protezione e la ricerca ambientale. E che rappresenta già  un primo verdetto su come l’azienda ha gestito questi mesi difficili. Cosa succederà  adesso? È lo stesso decreto salva Ilva, approvato dal governo Monti nel dicembre scorso dopo il primo sequestro deciso dalla magistratura, a dire che in caso di mancato rispetto degli impegni sono previste una serie di sanzioni che vanno dalla semplice contestazione fino al commissariamento. Oltre alle dieci inadempienze segnalate dagli ispettori del ministero, su un totale di 100 obblighi previsti dall’autorizzazioni, ci sono altri punti ancora poco chiari: su alcune prescrizioni, come la copertura dei nastri trasportatori, l’azienda ha chiesto più tempo ma il governo non ha ancora risposto, mentre su altri non è stato possibile intervenire per cause che l’azienda definisce di forza maggiore.
Ieri la Corte di Cassazione ha confermato gli arresti domiciliari per Emilio e Nicola Riva, propietari dell’Ilva, e per l’ex direttore dello stabilimento di Taranto. La prima sezione penale ha respinto il ricorso presentato dai loro avvocati conto l’ordinanza del tribunale del riesame. L’azienda ha poi annunciato ricorso contro il sequestro disposto nei confronti della proprietà  dall’azienda. E dice che quella decisione «rischia di compromettere l’iter per l’approvazione del piano industriale 2013—2018 avviato da mesi» che «avrebbe consentito sia il rispetto di tutti gli obblighi dell’autorizzazione ambientale sia l’approvazione del bilancio». Dopo il nuovo sequestro, invece, secondo l’azienda la situazione «può finire fuori controllo, anche con possibili ripercussioni occupazionali per circa 20 mila dipendenti diretti in Italia e almeno altrettanti nell’indotto».
Numeri che ieri sono stati discussi a Roma, dove i vertici dell’azienda hanno incontrato il ministro dello Sviluppo economico Flavio Zanonato e il responsabile dell’Ambiente, Orlando. Il governo ribadisce che l’attività  dell’Ilva si deve svolgere «nel massimo rispetto dell’ambiente e della tutela della salute». E oggi la questione sarà  portata all’attenzione di Enrico Letta, con il presidente del Consiglio che si è già  detto molto preoccupato per i possibili effetti sull’occupazione. C’è chi preme per il commissariamento immediato, come il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola. E in questo caso l’ipotesi più probabile è quella di assegnare l’incarico allo stesso Enrico Bondi, amministratore delegato dimissionario, che avrebbe poteri molto più ampi di quelli attuali. Ma il governo sembra più cauto.
Proprio ieri il vicepresidente della Commissione europea, Antonio Tajani, ha annunciato che l’11 giugno Bruxelles approverà  l’atteso piano per l’acciaio. Un programma pluriennale che riguarda uno dei settori più in difficoltà  dell’intera Europa. E che metterà  sul piatto diverse centinaia di milioni di euro anche per gli interventi di tutela ambientale e di efficienza energetica nella aree vicine agli impianti. Ancora una volta, a corto di risorse nazionali, l’Italia guarda all’Europa.


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