by Sergio Segio | 3 Maggio 2013 6:53
Più che un piano quello del nuovo governo è un sentiero in via di piena esplorazione. La Merkel con Letta è stata prudente, risorse per contrastare la disoccupazione, e non solo per le infrastrutture strategiche, è argomento che è stato abbozzato all’ultimo Consiglio europeo di marzo, ma non è ancora maturo per una decisione. Hollande è stato meno guardingo, Parigi sarebbe pronta a inserire anche il tema degli «investimenti sociali» nelle pieghe di flessibilità con cui già oggi, a Bruxelles, può essere interpretato (e mitigato) il patto di Stabilità .
È in questa cornice, almeno sul piano tecnico, che il presidente del Consiglio si è mosso nel suo tour europeo. Prima a Berlino, poi a Parigi, quindi Bruxelles, ha sempre rimarcato un punto fermo: l’Italia non ha alcuna intenzione di tornare sul banco degli imputati, il suo aggiustamento di bilancio sarà costante e verrà mantenuto, secondo le regole comunitarie.
Letta sa bene che uscire dalla procedura di infrazione apre spiragli significativi. Il 29 maggio la Commissione darà il suo giudizio, se sarà positivo l’Italia si avvierà a tornare tra i Paesi con bilanci in equilibrio. Non sarà più un osservato speciale, non avrà bisogno di fare manovre imposte dalla Ue, mentre la Francia e la Spagna resterebbero in A2. E lo scatto in avanti del Paese porterebbe altre conseguenza positive.
In primo luogo ci si attende un premio dai mercati. In termini di interessi sul debito potrebbe essere una corposa boccata di ossigeno, a cominciare dal costo delle emissioni di titoli pubblici che serviranno a reperire i 20 miliardi necessari a pagare gli arretrati delle Pubbliche amministrazioni.
Ma fra Palazzo Chigi e ministero dell’Economia l’obiettivo di fondo è ottenere un’interpretazione flessibile del patto di Stabilità : nei documenti amministrativi della Commissione europea, che vengono poi sottoposti e condivisi da tutti e 27 i Paesi, un occhio di riguardo per quei Paesi che sforano i parametri sul deficit a determinate condizioni è di fatto già previsto. Non ci si muove in un piano di ufficialità , ma un certo tipo di benevolenza è prevista, nero su bianco.
L’obiettivo di Letta è quello di percorrere questo terreno, ampiamente seminato da Monti nei mesi scorsi, con l’obiettivo di aggiungere anche investimenti di carattere sociale a quelli più classici in infrastrutture. La Merkel non si è irrigidita, ma nemmeno ha accolto l’ipotesi con favore, Hollande invece è stato molto meno prudente e il discorso è proseguito ieri mattina, e due sere fa, con Barroso e Van Rompuy.
E per vincere le resistenze che ovviamente affioreranno al prossimo Consiglio europeo di giugno Letta ha messo in guardia tutti i suoi interlocutori. La missione politica del presidente del Consiglio è stata anche un campanello d’allarme: guardate — ha in sostanza avvertito — che anche da voi può succedere quello che è appena accaduto in Italia, Grillo non è solo un fenomeno italiano, il prossimo anno il nuovo Parlamento europeo potrebbe essere il più populista della storia dell’istituzione, con una crescita corposa proprio delle forze politiche ostili all’integrazione comunitaria.
Tornando a casa il capo del governo si è detto soddisfatto. All’Eliseo ha provato una forte emozione, entrarvi da presidente del Consiglio, mentre l’ambasciatore italiano a Parigi gli consegnava la lettera di un’insegnante di Strasburgo che cercava notizie del suo alunno di un tempo, un certo Enrico Letta, gli ha ricordato quanto sia legato e grato alla Francia.
Ma è la soddisfazione maggiore è stata per i passi in avanti di una missione politica e al contempo tecnica. Dal Consiglio europeo di giugno Letta attente risultati concreti, nelle settimane che verranno tutto il governo sarà impegnato per ottenerli, con la convinzione di aver ottenuto più ascolto di quanto lui stesso attendesse. Almeno a parole, almeno nel primo tour di presentazione. Lunedì prossimo sarà a Madrid, dove la sensibilità per le nostre istanze è di solito più alta che a Berlino.
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