La primavera negata della Bulgaria

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Vince ma resta senza maggioranza l’uomo forte, abbattuto dalla piazza nell’inverno dello scontento. Seguono i socialisti anti-austerity, il partito della minoranza turca e gli ultranazionalisti che promettono di difendere «la sovranità  nazionale dall’ideologia neo-ottomana». Un Paese spaccato e alla deriva, un governo impossibile, primavera bulgara.
Sono trascorsi tre mesi dalle dimissioni del premier Boiko Borisov, leader muscolare dei «Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria» (Gerb) e di un governo di centro-destra fedele al verbo tedesco dell’austerità  che di fatto ha evitato al più povero degli Stati Ue la necessità  di un salvataggio internazionale ma in febbraio è stato travolto dalle proteste contro l’impennata dei costi dell’elettricità , la paralisi economica, la corruzione dilagante. Nelle elezioni anticipate per il rinnovo del Parlamento, Gerb si è confermato prima forza malgrado l’immagine del 53enne karateka ed ex bodyguard Borisov come paladino della lotta alla corruzione sia stata compromessa da un nuovo scandalo intercettazioni: solo l’ultimo di una serie di casi e pubblici regolamenti di conti che sembrano rispondere a una strategia politica per allontanare gli elettori dalle urne e lasciare campo libero alla compravendita dei voti. Alla vigilia della consultazione, il 12% degli intervistati dall’Istituto Nciom si diceva disposto a vendere la propria preferenza; sabato 350 mila schede elettorali «sospette» sono state confiscate in una stamperia di fiducia del governo. Distorsioni di una democrazia instabile, che dopo la caduta del comunismo nel 1989 si lanciò in una transizione basata sul modello russo dell’intreccio tra privatizzazioni selvagge e traffici illeciti — «certi Stati hanno una mafia, in Bulgaria è la mafia ad avere uno Stato», disse l’ex capo del controspionaggio Atanas Atanasov. Sei anni dopo l’ingresso nella Ue, il salario medio si aggira intorno agli 800 lev (circa 400 euro), il tasso di disoccupazione ufficiale è al 12% (quello reale supererebbe il 18). I tagli alla spesa hanno penalizzato soprattutto istruzione e sanità , nel 2012 crescita allo 0,8%; su una popolazione di 7,5 milioni, il 22% vive sotto la soglia di povertà . In questo contesto sono maturate le immolazioni che hanno innescato le proteste: sei persone hanno perso la vita dopo essersi date fuoco.
Tra accuse di brogli e contestazioni, sotto lo sguardo della più numerosa delegazione Osce dagli anni ’90, ieri l’affluenza si è fermata al 55%. Gli exit poll danno a Gerb il 30-33%, ai socialisti il 25-27. Strada sbarrata a una maggioranza forte e via alle consultazioni su possibili alleanze tra Gerb e Ataka o tra socialisti e minoranza turca. Se superasse la soglia del 4%, diventerebbe ago della bilancia il piccolo partito dell’ex commissaria Ue Meglena Kuneva. Senza accordo, il governo ad interim potrebbe restare fino a nuove elezioni, un nuovo autunno.
Maria Serena Natale


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