La Libia verso il caos Marines a Sigonella pronti a intervenire
ROMA — E’ un potenziamento delle forze americane per l’intervento rapido nel Nord Africa di stanza a Sigonella, provincia di Siracusa, uno dei prodotti dell’intrecciarsi di due fenomeni distanti l’uno dall’altro: le nuove fiammate in Libia dovute ad attentati, il perdurare negli Stati Uniti delle critiche repubblicane all’Amministrazione Obama per il livello di protezione riservato a Chris Stevens, l’ambasciatore ucciso da terroristi a Bengasi l’11 settembre 2012. La base americana in Sicilia che assurse a notorietà mondiale nel 1985 quando Bettino Craxi ordinò di sottrarre alla Delta force l’aereo con i sequestratori dell’Achille Lauro è al centro delle cronache perché lì sono stati spostati marine americani provenienti da Moron, in Spagna.
A quanto riferito al Corriere da diverse fonti, il numero dei militari mandati a Sigonella con aerei V-22 Osprey in grado di decollare come elicotteri sarebbe inferiore a 200. Non circa 500, la quantità riportata da varie testate. La permanenza in Italia sarebbe temporanea e basata su un’autorizzazione rinnovabile.
«Le attività condotte rientrano nelle misure assunte per garantire sicurezza al personale diplomatico e agli americani presenti in Libia», ha specificato in una nota il ministero della Difesa italiano. La settimana scorsa, in seguito agli assedi di miliziani a due ministeri libici, le ambasciate statunitense e britannica a Tripoli hanno fatto rimpatriare alcuni dipendenti. A Bengasi, dopo assalti alla polizia, lunedì un’esplosione ha fatto strage davanti a un ospedale (senza convincere molto, il ministero dell’Interno ieri l’ha attribuita a un incidente e non più ad attentato). I compiti dei marine sarebbero innanzitutto quelli di proteggere cittadini americani (o di Paesi alleati) che si dovessero trovare in pericolo, farli evacuare, liberarli se sequestrati, difenderli se attaccati.
Interventi del genere non escludono sconfinamenti in atti meno difensivi. Anche se le misure adottate, al momento, non equivalgano a quando navi della Marina americana nel 2011 si avvicinarono alla Libia in preparazione dell’offensiva aerea franco-britannica, le notizie su Sigonella rimbalzeranno oggi nella prima audizione di Emma Bonino da ministro degli Esteri davanti a commissioni di Camera e Senato.
«Siamo preparati a rispondere se necessario se le condizioni si dovessero deteriorare», ha detto il portavoce del Pentagono George Little per spiegare l’invio dei marine a Sigonella. Dalla base, il tenente Tim Page ha definito lo spostamento «in linea con impegni e relativi accordi presi con il governo italiano». Il ministero della Difesa italiano ha confermato: «E’ conforme agli accordi bilaterali Italia-Usa, sia nel numero sia nella missione». Come a dire che dall’Italia non potrebbe partire di punto in bianco un atto di guerra. Secondo Page, la Naval air station di Sigonella fornisce «supporto logistico a una piccola unità di marine denominata Special purpose marine air-ground task force (Forza aeroterrestre per compito speciale, ndr)» di stanza a Moron.
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