Italia in Fiom

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«Il Pd ci ha lasciati soli. Non ha cancellato l’articolo 8, addirittura ha contribuito alla modifica dell’articolo 18 che ora serve solo a fare i licenziamenti. Ha votato quelle leggi e non ha fatto nulla per cancellare quelle adottate da Berlusconi».
Una stoccata così pesante contro il Pd forse pochi se la potevano aspettare da Maurizio Landini, di solito molto netto sui contenuti ma sempre abbastanza cauto nel citare una sigla o l’altra. Eppure il segretario generale della Fiom così ha parlato ieri, in una intervista al sito Globalist.it , subito ripresa dalle agenzie. «Se la maggioranza dei lavoratori dipendenti non ha votato o ha votato altri alle ultime elezioni e non il Pd una ragione ci sarà », ha continuato il leader dei metalmeccanici Cgil, che sempre ieri a Roma ha presentato la manifestazione di sabato prossimo.
 A Piazza San Giovanni ci si aspetta una vera e propria «valanga operaia», ma non solo: associazioni, movimenti, studenti e precari hanno aderito in massa a quello che si presenta come il principale asse extraparlamentare di opposizione al governo Pd-Pdl guidato da Enrico Letta. Un fronte che raccoglie la simpatia di Sel e di frange dello stesso Pd, che idealmente guarda anche ai Cinquestelle (per quanto meno «operaisti»), e che ha già  incassato la partecipazione di Stefano Rodotà , che interverrà  dal palco.
Il segretario Fiom ha detto la sua anche sul nuovo segretario «traghettatore» del Pd, Guglielmo Epifani: «Da Epifani – ha spiegato – non mi aspetto nulla. Bisogna vedere se il Pd sarà  capace di trovare un filo politico». A chi gli fa notare che il neo numero uno del Pd è un ex sindacalista della Cgil, Landini risponde: «Non è un problema di persone. Il problema è se il lavoro e la sinistra torneranno a essere rappresentati anche in quel partito. Io di tessere in tasca ne ho due: quella della Cgil e quella dell’Anpi. Non partecipo alla vita di questo o di quel partito. Dico solo che in Italia c’è bisogno di una forte politica capace di rappresentare il lavoro. La crisi della sinistra nasce proprio da questo punto: non sono stati capaci di rappresentare il lavoro».
Ecco dunque quello che la Fiom si aspetta – idealmente – da una nuova sinistra. E, se possibile, anche dal governo: «Rimettere al centro il lavoro – ha sottolineato Landini – significa affermare l’idea di un lavoro con diritti certi. Chiediamo una legge sulla rappresentanza che consenta ai lavoratori di essere cittadini anche nelle fabbriche, che si cancelli l’articolo 8 che permette alle imprese di uscire dai contratti e dalle leggi. Va superata la pratica degli accordi separati. Va estesa la democrazia, va riunificato tutto ciò che oggi è diviso». Il concentramento è previsto alle 9.30 in piazza della Repubblica, per poi muoversi verso piazza San Giovanni.
Le adesioni sono arrivate da parlamentari di Sel, Pd e M5S, dal fondatore di Emergency Gino Strada, dal costituzionalista Gustavo Zagrebelsky, da tante associazioni. Una novità  rispetto alle precedenti manifestazioni riguarda la musica: a suonare e cantare dal palco saranno band formate da metalmeccanici. Landini ha infine «riassunto» la piattaforma della manifestazione: «Sabato – ha spiegato – sarà  la giornata in cui la Fiom tornerà  a rivendicare il blocco dei licenziamenti, l’introduzione del reddito di cittadinanza, una legge sulla rappresentanza, la realizzazione dei diritti fondamentali previsti dalla Costituzione, il rifinanziamento degli ammortizzatori sociali. Sarà  anche l’occasione per dare voce ai lavoratori migranti, chiedendo per loro oltre che il diritto di cittadinanza anche quello di voto».
 Non poteva mancare il riferimento al contratto dei metalmeccanici, dopo la sentenza di due giorni fa che ha bocciato il ricorso Fiom contro il contratto separato 2013-2015. «Una sentenza singolare, contro cui stiamo valutando di fare ricorso», ha spiegato Landini, che vorrebbe anche si modificasse la riforma Fornero al capitolo articolo 18. Infine, «serve una nuova politica industriale su siderurgia, trasporti e banda larga».


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