Intercettazioni, mossa del Pdl Il Pd: non alzate la tensione

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ROMA — Le larghe intese si assottigliano sulla giustizia. Ieri, sulla ferita aperta delle grane giudiziarie di Silvio Berlusconi ha gettato sale l’arrivo alla Camera della richiesta per l’autorizzazione all’ascolto di intercettazioni di Denis Verdini, Nicola Cosentino e Marcello Dell’Utri sulla P3. Ma, nel giorno in cui il plenum del Csm ha sollecitato il ministro della Giustizia Anna Maria Cancellieri a far «sentire il proprio sostegno alla magistratura tutta», è soprattutto la presentazione di un progetto di legge del Pdl Enrico Costa, che riprende proprio il vecchio testo Alfano contro l’abuso delle intercettazioni, a creare polemiche. Il segretario del Pd, Guglielmo Epifani, lancia un altolà : «Il Pdl non alzi la tensione. Il provvedimento sulle intercettazioni non è all’ordine del giorno e non sono una priorità  né del Parlamento né del governo». E Beppe Grillo scrive sul blog: «Il silenzio catacombale delle istituzioni sui processi a Berlusconi è preoccupante. Vuol dire che questo signore ha strumenti di pressione ignoti, che usa come salvacondotto».
Tutti ostentano tranquillità . A partire dal Guardasigilli che risponde al plenum: «Nessun problema. L’incontro era già  in cantiere». Ma il clima è sempre più teso. Via via che si avvicinano le scadenze giudiziarie del Cavaliere: una condanna potrebbe causargli l’immediata decadenza da parlamentare. Ieri il pd Sanna ha presentato una proposta per riformare l’articolo 66 della Costituzione introducendo una «facoltà  di ricorso alla Corte costituzionale contro le deliberazioni delle Camere in materia di elezioni e di cause di ineleggibilità  e incompatibilità  dei membri del Parlamento». Una «contromossa» alle tentazioni del Pdl di bloccare l’eventuale interdizione dai pubblici uffici per Silvio Berlusconi.
I toni sono soft, come impone il patto Pd-Pdl che tiene in piedi il governo Letta. Ma i colpi assestati no. A partire dalla riproposizione della legge Alfano sulle intercettazioni. Il capogruppo Pdl in commissione Giustizia alla Camera, Enrico Costa, smentisce che ci sia un «legame politico» con l’arrivo delle richieste su Verdini e gli altri. «Ho semplicemente riproposto i testi delle più significative proposte di legge pdl della scorsa legislatura. Tra queste il testo Alfano che era stato ricompreso anche nel lavoro dei “saggi” del Quirinale» minimizza.
Ma il Pd non ci sta. «Sulle intercettazioni il Pdl vuole arrivare allo scontro» commenta il vicepresidente della commissione Giustizia al Senato, Felice Casson. Interviene anche la Fnsi: «Il rischio è che si ripeta l’indecente spettacolo della precedente legislatura. Ma i giornalisti non staranno a guardare». Intanto anche nella magistratura monta il malcontento per le parole pronunciate da Berlusconi e dal Pdl nel corso della manifestazione contro il processo Ruby e nei giorni successivi.
A sollecitare l’intervento del ministro della Giustizia a tutela dei magistrati era stata, al Csm, la corrente Unicost. Ma ieri, alla fine del dibattito del plenum, grazie ad emendamenti che «hanno reso più rispettoso il documento», cancellando l’accenno al silenzio del ministro nel «conclave» del governo, i voti favorevoli sono stati 19. E hanno incluso, non solo quello del consigliere di area Pdl Bartolomeo Romano, ma dello stesso vicepresidente del Csm, Michele Vietti. «Nessun problema — afferma Cancellieri —. Sono molto serena. Ho già  visto Vietti, ma è stato uno scambio tra noi due» e «ci sentiamo continuamente». Ma ritenendo che «qualunque programma di attività  debba essere prima portato agli organi istituzionali», parlerà  «prima al Consiglio dei ministri di venerdì e poi in Parlamento la prossima settimana». Per l’incontro al Csm c’è solo da fissare la data, ha spiegato l’ex prefetto. Sarà  quella la sede in cui potranno essere chiariti tutti i dubbi sulle linee strategiche del nuovo Guardasigilli. «A partire — fa notare Romano — dalla volontà  che traspare di stoppare la revisione della riforma delle circoscrizioni giudiziarie». «È indispensabile garantire la continuità  nella indizione dei concorsi» che è stata sinora «positivamente assicurata con cadenza annuale» auspica Vietti. Contro il documento Csm protesta l’Unione camere penali: basta con imposizioni da «terza Camera».


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