Il via libera di Renzi a Chiamparino: sono entusiasta della sua candidatura

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Del resto, sono le stesse identiche parole che il sindaco rottamatore ha pronunciato l’altro ieri, quando ha chiamato Chiamparino prima che fosse intervistato da Lilli Gruber. La posizione del primo cittadino del capoluogo toscano lascia interdetti alcuni suoi sostenitori che lo vorrebbero candidato al Congresso d’autunno. E che erano rimasti fermi al suo commento di ieri notte: «Mi pare presto per parlare del Congresso». Ma il mondo si muove, e il Pd, per quanto malmesso, anche. Già , e il sindaco di Firenze è un uomo svelto e sveglio. Intanto, in attesa che le assise nazionali si tengano davvero, lui non può temporeggiare. Nè candidarsi, anche se una residua possibilità  che l’esponente più popolare del Pd possa scendere in campo c’è. Se il governo vacillasse, se si vedesse che non riesce a superare il prossimo Natale, allora il primo cittadino del capoluogo toscano potrebbe veramente buttarsi in pista per evitare il crollo del centrosinistra e del Partito democratico. A queste condizioni Renzi si candiderebbe alla segreteria. Ma siccome lo stesso sindaco rottamatore è convinto che il governo arrivi «fino al 2015», non ha la mente tutta occupata dalla sua candidatura. E si butta a capofitto su Firenze: «Devo fare tante cose per la città , e se ho un altro mandato meglio… Ho 38 anni e posso candidarmi alla presidenza del Consiglio nel 2015, 2016, 2017, 2018. Io posso aspettare tranquillamente. Anche perché so che se mi candidassi alla segreteria, il rischio sarebbe quello di un contraccolpo sul governo, come è avvenuto nel caso di Veltroni e Prodi, e io non intendo far cadere Letta». E non c’è verso di fargli cambiare idea, anche quando chi gli sta vicino gli fa osservare che alle prossime elezioni lo scontro potrebbe essere tra l’attuale presidente del Consiglio e il suo vice: «Letta e Alfano o me e Alfano? E dov’è il problema?». D’altra parte, l’obiettivo di Renzi — e anche di Chiamparino e del suo primo sponsor, ossia Walter Veltroni — è quello di scompaginare le attuali correnti e cambiare gli equilibri interni del Partito democratico. Il traguardo, per farla breve, è lo sfarinamento e il riposizionamento dell’attuale maggioranza del Pd, di quel fronte che ha portato alla segreteria l’ex leader della Cgil Guglielmo Epifani. Se Renzi ufficializza il suo via libera all’ex sindaco di Torino gli ex ppi si troveranno costretti a seguirlo. Dovranno farlo Enrico Letta e Dario Franceschini, ma anche Beppe Fioroni che per il momento recalcitra. Come non appoggiare un candidato come Chiamparino e preferirgli un esponente che preferisce rifarsi a un’impostazione socialista classica? A quel punto cambierebbero i giochi. Cambierebbe tutto, probabilmente. In special modo dall’altra parte del Pd, lì dove si sponsorizza, con forza e con convinzione, Gianni Cuperlo. I più tenaci sostenitori dell’ex segretario della Fgci sono i giovani turchi. E infatti Matteo Orfini spiega: «Ho grande rispetto per Chiamparino, ma lui porta avanti una linea politica alternativa alla nostra». Punto e basta. Una stessa nettezza, però, non si riscontra in Massimo D’Alema. Prima dell’assemblea l’ex presidente del Consiglio caldeggiava una segreteria Cuperlo, dopo ha preferito defilarsi. Certo, Chiamparino non è una «sua» creatura, però a tutti ha detto «lo stimo». Perciò c’è chi dice (e spera) che D’Alema faccia una sortita a sorpresa e cambi fronte. Nel frattempo Guglielmo Epifani, che si è addossato la croce di traghettare il Partito democratico fino all’autunno prossimo almeno, cerca perciò di rassicurare i parlamentari: «Dobbiamo ricostruire il Pd, e prenderci tutti le nostre responsabilità , ma l’impresa non è impossibile». Eppure tale appare, stando almeno agli ultimi sondaggi sul partito. Sono quelli fatti da Alessandra Ghisleri: giacciono sulla scrivania di Berlusconi ma la voce di quei dati è giunta anche al Pd. Che ha una percentuale più bassa di un punto di quella della settimana scorsa: 22,6 per cento. Un dato che preoccupa tutti a Largo del Nazareno e che non sembra promettere nulla di buono per il futuro.


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