Il riscatto dei partiti

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IN QUESTA occasione, infatti, hanno vinto, anzitutto, i “partiti” che dispongono di candidati credibili. Di personale, volontari e militanti attivi. Ma anche di tradizioni e valori sedimentati. Sul territorio. Così si spiega, anzitutto, l’affermazione del Pd e del Centrosinistra. Che si sono affermati in 5 comuni capoluogo su 16. E andranno al ballottaggio in altri 10. In posizione di vantaggio anche in alcune città  dov’era al governo il Centrodestra. Come Treviso, Imperia, Iglesias, Brescia, Viterbo. E, anzitutto, Roma. Il Centrosinistra si è presentato, in prevalenza, unito. Il Pd, cioè, si è alleato con i partiti di Sinistra. Talora, anche con quelli di Centro. Nel Centrodestra, parallelamente, il Pdl si è alleato con la Lega, nel Nord, e con altre formazioni di Destra. Mentre il M5S si è presentato da solo. Dovunque.
Il rapporto con il territorio, peraltro, ha ridimensionato le novità  emerse alle elezioni politiche di febbraio. Ciò appare chiaro se facciamo riferimento alla “simulazione” pubblicata lunedì. Dove l’esito delle consultazioni amministrative era stato elaborato (dal Laboratorio elettorale LaPolis-Università  di Urbino) “come se” si votasse allo stesso modo che alle politiche. La differenza rispetto ai risultati “reali” appare evidente. In particolare, si osserva un ritorno del bipolarismo, che ha caratterizzato la Seconda Repubblica, fino alle recenti elezioni politiche. Riflette
il dominio, in queste consultazioni, dei due partiti maggiori e delle coalizioni raccolte intorno a loro. E il contemporaneo arretramento del M5S. Nelle sfide per i sindaci, infatti, il M5S è andato al ballottaggio solo in 3 comuni oltre 15mila abitanti. Mentre, se il voto avesse riprodotto quello dello scorso febbraio, oggi sarebbe in corsa in 53. Quasi dovunque, invece, la sfida si giocherà  fra Pd e Pdl. Centrosinistra e Centrodestra. Che si affronteranno direttamente, con i loro candidati sindaci, in gran parte dei 66 comuni (maggiori). Nel complesso, nei Comuni maggiori, il Pd e il Centrosinistra hanno, dunque, ottenuto, sin qui, un esito positivo – e imprevisto. Hanno, infatti, eletto 15 sindaci. Il Pdl e il Centrodestra 5 (1 la Lega da sola). Il M5S nessuno. In termini percentuali, il Pd e gli alleati, rispetto alle politiche sono cresciuti di quasi 8 punti, il Pdl e il Centrodestra di circa 5. Il M5S, invece, ne ha perduti quasi 17. Cioè: i due terzi. (Peraltro, in valori assoluti, tutti i partiti hanno subito un arretramento più o meno sensibile – visto il calo della partecipazione elettorale.) Da ciò un “rischio interpretativo”:
trattare come equivalenti le elezioni politiche e quelle amministrative. Considerare, dunque, il voto locale come “conseguenza” di quel che è avvenuto e avviene a livello nazionale. Interpretare, quindi, il successo del Pd sul Pdl come il differente effetto delle “larghe alleanze” sugli orientamenti degli elettori. E leggere nel risultato amministrativo del M5S la sanzione alle strategie del (non) partito di Grillo in Parlamento. Al suo rifiuto di ogni alleanza. In particolare: con il Centrosinistra.
D’altronde, il dibattito dentro e intorno ai partiti – nazionali – segue questo schema. Così, nel Pd si festeggia, mentre nel Pdl emergono dubbi e perplessità . Nella Lega si tace. E nel M5S Beppe Grillo se la prende con gli elettori. Ingrati. Che “scegliendo Pd e Pdl hanno imboccato una via senza ritorno”.
Ma le scelte di voto alle amministrative e alle elezioni politiche non hanno lo stesso segno. Non sono coerenti, né, tanto meno, conseguenti. Semmai, andrebbero lette in modo inverso. Dal basso verso l’alto. Per sottolineare l’importanza dell’organizzazione politica sul territorio.
Il buon risultato del Pd e del Centrosinistra, dunque, dipende dalla loro capacità  di mobilitazione sociale, già  verificata alle primarie – recenti e passate. Dipende, inoltre, dai candidati sindaci e consiglieri presentati in lista. E dal senso di identità  degli elettori, sedimentato nel tempo, riprodotto dalle reti comunitarie e associative. Dipende, cioè, dalla presenza del partito. In ambito territoriale. Dove il Pd c’è ancora. Per quanto indebolito, resiste. Il Pdl molto meno. La sua identità  “dipende” da Silvio Berlusconi. E quindi funziona alle elezioni nazionali. Molto meno in ambito locale. Come il M5S, che si riflette nella figura di Beppe Grillo. E, per la comunicazione, si affida alla Rete. Mentre in ambito locale non dispone ancora di persone, militanti, attivisti conosciuti e affidabili. Nel Centrodestra, invece, i soggetti più radicati e organizzati, sul territorio, si sono indeboliti. La Lega nel Nord: dis-integrata. An nel Sud: liquefatta nel Pdl. Così, le elezioni amministrative dimostrano e anzi confermano che i “partiti”, come canali di partecipazione e di formazione della classe dirigente, radicati a livello sociale e territoriale: servono.
E anche per questo il Centrosinistra governa in tutte le principali città  italiane. Ad eccezione di Roma. Fino ad oggi, almeno.
Per questo, occorre cautela nel generalizzare il significato del voto amministrativo. Dare il M5S per “affondato”. Il Pdl in difficoltà . E il Pd rilanciato. Come ai tempi delle mitiche primarie. (Guai, soprattutto, se a crederci fosse il gruppo dirigente centrale.) Tuttavia, questa consultazione avrà , sicuramente, effetti politici nazionali. Contrastanti, però. Rassicurerà  la maggioranza di governo. Per ora. Ma nelle prossime due settimane le cose potrebbero cambiare. Sensibilmente. Perché il M5S, presumibilmente, reagirà  al clima di “sconfitta” che rischia di avvolgerlo. Perché ai ballottaggi si scontreranno Pd e Pdl. Quasi ovunque. E anzitutto a Roma. I principali alleati di governo. Uno contro l’altro. Alla conquista della capitale e di molte altre importanti città .
Così il significato del voto locale rischia di venire “nazionalizzato”. Ricacciando, definitivamente, il “territorio” alla periferia. Di Roma.


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