Il pm: Formigoni va processato Nella richiesta altri 11 indagati

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MILANO — Appena nominato presidente della Commissione agricoltura del Senato, Roberto Formigoni deve subito fronteggiare la prima grana giudiziaria da parlamentare: la Procura di Milano chiede che sia processato come promotore di una associazione per delinquere finalizzata alla corruzione che gli avrebbe permesso di ottenere benefit per 8 milioni di euro dal faccendiere e «apriporte» Pierangelo Daccà³, suo compagno di munifiche vacanze, a fronte di provvedimenti regionali che tra il 1997 e il 2011 avrebbero garantito ingenti finanziamenti alla strutture sanitarie private Fondazione Maugeri di Pavia e ospedale San Raffaele di Milano «anche in assenza delle condizioni di legge».
Ancora prima che per i 12 imputati cominci l’udienza preliminare, i pm Laura Pedio, Gaetano Ruta e Antonio Pastore, che fanno parte del dipartimento guidato dall’aggiunto Francesco Greco, hanno già  ottenuto un primo risultato: più della metà  dei quasi 62 milioni individuati come il danno causato alla Regione Lombardia e allo Stato dagli imputati sono già  entrati nelle casse dell’erario o stanno per entrarci. La Fondazione Maugeri, coinvolta in base alle legge 231 del 2001 sulla responsabilità  amministrative delle imprese, ha patteggiato la pena pagando una sanzione da un milione e mettendone a disposizione altri 16 milioni in immobili. Stessa cosa stanno per fare il presidente della Fondazione, Umberto Maugeri, il direttore centrale Costantino Passerino e il collaboratore di questi Gianfranco Mozzali e il fiduciario svizzero Giancarlo Grenci, che dovrebbero consegnare come «profitto di reato» altri 16 milioni in denaro e beni.
Con il senatore del Pdl Roberto Formigoni i pm chiedono di processare quello che è stato il sistema di comando della Regione Lombardia nei suoi 18 anni di guida. Sotto accusa per associazione per delinquere ci sono anche l’ex potente segretario generale Nicola Sanese e l’ex direttore generale della Sanità  Carlo Lucchina i quali, con l’apporto dei mediatori d’affari Daccò (l’unico in carcere, ma perché condannato a 10 anni per il crac del San Raffale) e Antonio Simone e l’accordo degli ex vertici di Maugeri e San Raffaele, avrebbero garantito, «a fronte delle illecite remunerazioni, una protezione globale» finalizzata alla realizzazione di «provvedimenti regionali di favore» grazie ai quali negli anni la Maugeri e il San Raffaele hanno ottenuto 200 milioni, la prima, e oltre 400, la seconda.
«Bene, così finalmente dovranno ascoltare anche la difesa», dichiara Formigoni dopo che il procuratore Edmondo Bruti Liberati comunica la richiesta di rinvio a giudizio. Quella stessa difesa che dovrà  controbattere di fronte al giudice dell’udienza preliminare l’accusa di aver goduto dei benefit elargiti da Daccò e provenienti dalle appropriazioni indebite di soldi della Maugeri (73 milioni) e del San Raffaele (9).
Come, ad esempio, l’uso esclusivo, valutato 4,6 milioni, di tre yacht, «Ojala» da giugno 2007 a marzo 2008, «Cinghingaia» da marzo 2008 a settembre 2008, e «Ad Maiora» da settembre 2008 a ottobre 2011 o l’aver ottenuto a un prezzo inferiore di 1,5 milioni rispetto a quello di mercato di una villa in Sardegna «con l’interposizione di Alberto Perego, persona di fiducia e convivente di Formigoni nell’associazione religiosa dei Memores Domini», anche lui tra gli imputati. Ma ci sono anche 638.000 franchi svizzeri e 86.000 dollari per cinque vacanze ai Caraibi, in Brasile, Argentina e Patagonia tra il 2006 e il 2011 completamente spesate alle quali Formigoni avrebbe partecipato, secondo le indagini di Guardia di Finanza e Polizia, come pure 600.000 euro «per finanziare la campagna di Formigoni nella competizione elettorale per la Regione nel 2010» e altri 570.000 per organizzare eventi, incontri e cene per promuovere la sua immagine anche durante il Meeting di Cl a Rimini.
Giuseppe Guastella


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