by Sergio Segio | 11 Maggio 2013 8:27
ROMA — Un giorno di riunioni continue, tormenti e veti incrociati: alla fine, Guglielmo Epifani incassa il via libera del partito e, salvo improbabili sorprese, oggi diventerà il segretario-traghettatore del Pd.
Polemiche non mancano, ma non arrivano da Matteo Renzi: «Il Pd deve ripartire, è il momento di stare uniti. Per me va bene Epifani, vanno bene tutti, non metto pregiudiziali. Ma io rinuncio alle polemiche — confida a un giovane deputato renziano — non è il momento, anche se potrei: io venivo criticato perché volevo prendere i voti del centrodestra e ora abbiamo i ministri del centrodestra. Io dicevo di aprirci e rivolgerci a tutti, invece abbiamo pensato di aver vinto, ci siamo chiusi nel fortino e abbiamo perso. Ma adesso non è il momento di polemizzare». Giudizi positivi anche sul governo di Enrico Letta: «È un amico, mi piace, e i primi passi mi hanno convinto». C’è una battuta che gira tra i suoi, Renzi la conosce bene: «La prossima volta Nico Stumpo lo vogliamo noi». È il momento dunque dei renziani nei posti della segreteria? Organizzazione o no, non è questione di ruoli: ma è certo che «non sono io che chiedo i posti ma questa volta non potranno dire che mi chiamo fuori, ci sono e ci sarò, è il momento di ripartire e di stare uniti».
Non sarà semplice, ovviamente. C’è il timore di un «Anonymous democratico», di una black list con i nomi dei 101 che hanno beffato Romano Prodi. E comunque l’avvicinarsi dell’assemblea — oggi alla Fiera di Roma — riporta i democratici indietro di qualche settimana, alla vigilia dell’elezione del presidente della Repubblica: stessa atmosfera, stessi sospetti, stesse sfibranti trattative. E numero anche superiore di candidature fatte tramontare per i motivi più diversi. Per fare un esempio: Massimo D’Alema pare abbia scosso la testa al nome di Roberto Speranza, perché ancora risentito per il «no» ricevuto per Gianni Cuperlo, che comunque annuncia che si candiderà al congresso. Ma stavolta, rispetto al clima che ha preceduto l’elezione di Napolitano, trattandosi di un appuntamento che non si svolge al chiuso dei palazzi della politica, c’è una preoccupazione in più: che quelli di OccupyPd vogliano presentarsi all’assemblea, e chissà magari occuparla. Ipotesi remota, certo, ma è probabile che i dirigenti arrivati in questura per la riunione di routine della vigilia, ieri mattina, abbiano fatto notare alle forze dell’ordine anche questa possibilità . Del resto, l’incontro organizzato ieri proprio con i giovani votati all’occupazione non fila via senza proteste: un militante attempato interrompe David Sassoli, «siete incapaci! Ci fate stare male!». E il loro messaggio, alla fine, è chiarissimo: «Operazione di restyling? No grazie». In questa giornata sono in molti a veder naufragare possibilità , non solo i militanti: tramontato Speranza si torna sull’usato sicuro: a metà giornata sono in corsa in tre, Anna Finocchiaro, Vannino Chiti e Piero Fassino. Il primo a cadere dalla torre è Chiti, poi arriva il veto di Dario Franceschini per Finocchiaro. Rimane Fassino, e qui i rumors raccontano che sia stato lui stesso a defilarsi, ma poi chissà . Si arriva così a metà pomeriggio, a Epifani: «Il gruppo indicato dal coordinamento per preparare l’assemblea nazionale ha registrato un’ampia convergenza sulla figura di Guglielmo Epifani, il cui profilo risulta il più idoneo a condurre il Pd verso la stagione congressuale e nelle nuove e impegnative responsabilità che spettano al Partito democratico nella difficile fase politica del Paese». Voluto dall’asse Bersani-Franceschini-Letta, il nome di Epifani non era gradito a dalemiani e giovani turchi, che preferivano Finocchiaro.
Tutto risolto? Puntuali, arrivano le parole di Pippo Civati: «Se c’è Epifani ci sarà un’Epifania di altri candidati». Per Stefano Rodotà «Epifani è un nome ottimo, ma leggo le dichiarazioni bellicose di OccupyPd e c’è grande insoddisfazione». E Laura Puppato presenterà un documento critico. Bersani prova a minimizzare: «Il Pd non è così caotico come viene descritto».
Alessandro Capponi
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