by Sergio Segio | 8 Maggio 2013 6:06
ROMA — L’accordo politico sulle presidenze delle commissioni avrebbe sostanzialmente retto — 14 al Pd, 10 al Pdl, 2 a Scelta Civica, 1 a Fratelli d’Italia, 1 al M5S — ma ora c’è il rischio che la maggioranza sbandi paurosamente perché non si è incasellato il tassello della Giustizia. Il più importante per Berlusconi che si è visito bocciare (per ora) il suo candidato al Senato: l’ex Guardasigilli Nitto Francesco Palma.
Il Pd, dunque, ha rispettato i patti votando anche Daniele Capezzone (Finanze, Camera) e Roberto Formigoni (Agricoltura, Senato) ma poi il partito orfano di Bersani si è espresso per ben due volte con la scheda bianca in commissione Giustizia a Palazzo Madama bloccando di fatto l’elezione di Nitto Francesco Palma. Il primo scrutino è finito 12 a 14 a favore degli astenuti. Il secondo 13 a 13, con tutto il Pd (8 senatori), il M5S (4) e Sel (1) che hanno fatto fronte comune contro l’accordo di maggioranza. Mentre Pdl, Scelta civica, Lega, Gal e Autonomisti hanno votato per Palma. In serata, il capogruppo Renato Schifani ha confermato che Nitto Palma rimane il candidato del Pdl: «Abbiamo votato i candidati del Pd scelti assieme… altrettanto non è successo per il nostro senatore. Ci attendiamo che domani (oggi, ndr) il Pd abbia lo stesso senso di responsabilità ».
Alle 15, la commissione Giustizia del Senato procederà al terzo scrutinio (serve ancora la maggioranza assoluta dei componenti: 14 voti) e l’aria che tira è quella di un muro contro muro. Gli 8 senatori del Pd (Casson, Lumia, Manconi, Capacchione, Cirinnà , Ginetti, Logiudice, Filippin) si vedranno stamattina per decidere come proseguire la battaglia contro Palma, giudicato dai commissari troppo legato alle leggi ad personam varate in passato per Berlusconi: «Al terzo scrutinio faremo un nostro nome perché poi, al quarto, si va al ballottaggio e serve un candidato da contrapporre a Palma». Altri invece nel partito, vista la sostanziale impotenza del gruppo dirigente del Pd rispetto agli 8 commissari, avevano pensato a una onorevole via d’uscita: il Pdl non molla su Palma, il Pd continua a votare scheda bianca e alla fine, alla quarta votazione, passa l’ex ministro (anche perché in caso di parità , per esempio con Casson, Palma è il più anziano). Oppure si convince il Pdl a puntare su Giacomo Caliendo, anche lui ex magistrato.
Ma ora tutto è possibile: anche la convergenza degli otto senatori del Pd su un candidato grillino e o di Sel. E i due membri di Scelta civica (Olivero e Susta), che ieri hanno votato per Palma, potrebbero cambiare idea. A quel punto, però, ci sarebbe un’altra maggioranza con il Pdl e Lega all’opposizione.
L’incidente del Senato ha offuscato l’elezione degli altri presidenti di commissione. Rispetto alle previsioni, le novità riguardano le new entry nelle commissioni Difesa (Vito del Pdl alla Camera, Latorre del Pd al Senato) e l’ex magistrato Donatella Ferranti (Pd) alla commissione Giustizia di Montecitorio. Come da previsione Casini guiderà invece la commissione Esteri del Senato. Per quanto riguarda l’opposizione, la giunta per le autorizzazioni della Camera è andata a Ignazio La Russa (Fratelli d’Italia) mentre al grillino Giuseppe D’Ambrosio è andata la giunta delle elezioni della Camera. Congelata, invece, la giunta per le autorizzazione del Senato per mancanza di accordo. Tra Sel e i grillini, infatti, è scoppiata la guerra: «Il M5S si è accaparrato tutte e 28 le poltrone di vicepresidenti e segretari, i grillini sono affetti da poltronismo». La replica: «Poltronismo? Le cariche ci spettano e rinunceremo alle indennità aggiuntive». Ma la guerra continua perché, ora, ci sono in ballo il Copasir e la vigilanza Rai.
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