Fuga dal tempo del dominio

by Sergio Segio | 29 Maggio 2013 7:45

Loading

Il materialista storico lo sa, che ognuno è dotato di una debole forza messianica, un’esigenza che non si lascia soddisfare facilmente. Parafrasando il Benjamin della seconda delle Tesi di filosofia della storia, possiamo agevolmente leggere le riflessioni di Giorgio Agamben sulle dimissioni di Papa Bendetto XVI nel Mistero del male (Laterza, euro 7) in cui il primo mistero è contenuto. Il breve e denso testo raccoglie una conferenza tenuta a Friburgo nel 2012 per il conferimento della laurea honoris causa in teologia e un commento al «gran rifiuto» di papa Ratzinger. Il fulcro della tesi di Agamben, che da tempo ha aperto un produttivo campo di indagine sul dispositivo politico del messianesimo, sulla scorta dell’insegnamento di Jacob Taubes, in Il tempo che resta, e soprattutto sul rapporto tra regole e prassi, (Opus Dei) e oekonomia e escatologia (La Chiesa e il Regno), è che il gesto di Benedetto XVI si inscrive in quella temperie epocale chiamata presente, che è delimitata da due figure, entrambe decisive per capirne l’ontologia: il katechon (ciò che trattiene) e il messìa (colui che viene nel tempo-ora). Diversamente dall’interpretazione teologico-politica che Carl Schmitt ha reso popolare e seducente, a partire da Agostino si fa strada una lettura del katechon che rimette in asse il dramma del tempo presente come tempo della fine, sganciandolo dall’evocazione della fine dei tempi, in cui una post-storia avrebbe compiuto tutta la prassi possibile, derivandone un tempo dell’inanità  di ogni azione innovativa o trasformativa. Questa seconda linea di lettura era in realtà  già  operante nelle interpretazioni patristiche che individuano il potere che frena nell’Impero e addirittura in Nerone quale personificazione del male assoluto. Sulla base della geniale teologia delle regole di Ticonio nel IV secolo, studiata peraltro da Ratzinger, che prevede il corpo bipartito del Signore e della chiesa (insieme malvagia e onesta), il katechon è uno degli elementi del «mistero dell’iniquità », l’altro essendo la venuta del messìa, preceduta dalla rivelazione dell’anticristo; ma attenzione: mistero non significa opera nascosta, bensì azione drammatica, teatro liturgico; iniquità  è la brutta traduzione religiosa di anomìa e l’anticristo non è ciò che si oppone al Cristo, bensì ciò che gli è simile e che si afferma quindi come menzogna, male storico, economico, dentro e non fuori dal teatro escatologico della temporalità . Agamben sposta la figura del katechon da elemento esterno e astratto, figura immobile di una teologia politica che si oppone al male radicale, a forza interna alla chiesa e al mondo, al pari del male radicale. L’errore teologico e politico di considerare il trattenimento e il male come poli di una dialettica del tempo lineare, che si risolvono nella venuta del messìa, sulla scorta della dismissione dell’escatologia sia dal tempo mondano che da quello liturgico — ha consentito una filosofia della prassi reazionaria che, da Carl Schmitt a oggi ha di fatto giustificato la conservazione, il trattenimento della potenza umana di sovversione, in vista di una salvifico e destinale «sol dell’avvenire».
L’abdicazione di papa Ratzinger segna invece il tempo presente mostrando l’anticristo dentro la chiesa e dentro lo Stato e allude ad una prassi in cui il tempo del «già » e del «non ancora», lungi dall’essere separati convivono nell’umana facoltà  di linguaggio. Essa, con Benjamin, è naturalmente messianica. Agamben rompe sia con le pretese proceduraliste delle democrazie liberali, ormai illegali, che con le elucubrazioni dialettico-sovraniste e stataliste fondate su una presunta legittimità  pura di istituzioni che «trattengono» il male. Si tratta invece di stare dentro il dramma escatologico di questo presente, inventando quotidianamente una prassi che non può se non provenire da una facoltà  dispiegata di linguaggio in cui il passato metastorico si risolve nella storica realtà  del presente.

Post Views: 171

Source URL: https://www.dirittiglobali.it/2013/05/fuga-dal-tempo-del-dominio/