Fassina: ma l’Iva si può evitare tassando le prime case di pregio
ROMA — «Purtroppo non c’è un momento in cui si apre il forziere e si trovano i soldi necessari per affrontare tutte le emergenze, ma bisogna costruire giorno per giorno le condizioni per intervenire», tagliando, consolidando, recuperando evasione fiscale. Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, indossa la sua nuova veste di viceministro dell’Economia quando parla e dosa misure da varare e risorse da trovare. Superato lo scoglio della sospensione della rata di giugno dell’Imu e del finanziamento della Cig, contenuti nel decreto varato venerdì scorso, il governo presieduto da Enrico Letta si trova di fronte all’esigenza di decidere sul congelamento o meno del rialzo di un punto dell’Iva che dovrebbe scattare all’inizio di luglio. Fassina cerca di non sbilanciarsi troppo perché la discussione tra i ministri è ancora in corso. «Il congelamento dell’Iva — dice — costa per il 2013 2,2 miliardi di euro, che è esattamente, euro in più euro in meno, l’ammontare del gettito Imu proveniente da quel 15% di proprietari di prime abitazioni di maggior valore per i quali, assieme agli altri, è scattata la sospensione del pagamento».
«Le materie sono diverse ma il bilancio è unico», avverte il viceministro. Intendendo con questo che in sede di riforma dell’Imu a settembre, assieme alla Tares e alla revisione della fiscalità immobiliare, l’alleggerimento dell’imposta sulla prima casa potrebbe essere rimodulato lasciando cosi’ in piedi le risorse per finanziare sin da ora il congelamento dell’Iva. «Così non ci sarebbe alcuna caduta recessiva» dice Fassina, spiegando una volta di più che «l’aumento dell’Iva si tradurrebbe in un rialzo dei prezzi penalizzante soprattutto per coloro che hanno un ridotto budget di spesa, dai pensionati ai disoccupati». «Certo c’è il problema politico di raggiungere un’intesa, non semplice, col Pdl ma bisogna sempre specificare che il governo Letta è un governo di compromesso e noi del Pd siamo presenti per tutelare le famiglie in difficoltà e le classi medie».
La vera emergenza comunque per Fassina, così come per l’intero governo, è il lavoro che manca. «È un problema drammatico» ed «è evidente che per affrontarlo è necessario correggere la rotta dell’Europa perché le misure per farvi fronte passano tutte per Bruxelles» aggiunge rilevando che «su questo versante c’è una posizione largamente condivisa col Pdl». In quest’ottica sarà cruciale il consiglio europeo dei capi di Stato e di governo di giugno, seppure con tutte le cautele che possono caratterizzare l’azione della Ue in attesa delle elezioni politiche in Germania. Già perché per Fassina «i problemi del lavoro non si risolvono con le regole del mercato del lavoro ma con il cambiamento del quadro economico: noi, come dice il ministro del Lavoro Giovannini, porteremo avanti tute le iniziative necessarie per correggere la riforma Fornero, per rilanciare l’occupazione soprattutto dei giovani e per risolvere il problema degli esodati, ma sarà tutto inutile se non ripartiranno la domanda e la produzione». Le imprese, spiega, «non chiamano più a lavorare neanche le partite Iva. Non assumono, punto». Perché non investono, non producono e non vendono. Il problema, insiste Fassina, riguarda tutta l’Europa e il pacchetto di lavoro si inserisce nell’agenda più ampia che comprende l’Unione bancaria, da cui può derivare un riequilibrio degli spread e quindi una riduzione del costo del denaro per le imprese italiane; l’emissione di project bond per finanziare i progetti europei; la previsione di un trattamento diverso nel calcolo del deficit per gli investimenti produttivi e l’aumento della domanda da parte dei paesi con avanzo commerciale a cominciare dalla Germania. Insomma «occorre rilanciare la domanda interna e l’Italia sarà accanto alla Francia di Hollande a chiedere un rafforzamento della politica europea».
Stefania Tamburello
Related Articles
Dalla missione della troika ai maxi prestiti Tutti i sacrifici (e gli aiuti) della crisi greca
Nel confronto tra chi la vuole e chi no, la Troika (Commissione Ue, Fondo monetario internazionale e Banca centrale europea) ha ora incassato un nuovo appoggio della Germania
«È un buon accordo ma resta il nodo Fiat»
Diritti Con l’accordo siglato da sindacati e imprese finalmente saranno i lavoratori a validare i contratti. Oggi le tute blu Fiom sono Bologna in difesa della Costituzione. Maurizio Landini promuove l’intesa raggiunta sulla rappresentanza. «Ma non risolve tutte le vertenze, ci vuole una legge»
Il caos dei mercati frena l’economia
La Bce si è guardata intorno e con tutta la prudenza possibile (mai essere pessimisti per non influenzare le aspettative) afferma che sui mercati si stanno intensificando tensioni e rischiano di «propagarsi all’economia reale» rallentando la ripresa sulla quale, di conseguenza, grava una «incertezza particolarmente elevata».