Epifani chiede uno scatto al Pd: «Ora via gli interessi personali»
ROMA — Il giorno dopo l’assemblea che ha portato l’ex leader della Cgil all’elezione come segretario, Guglielmo Epifani si gode qualche ora di riposo pensando a come costruire la squadra della segreteria, che porterà il partito fino al congresso. Il neosegretario dovrà viaggiare su due binari paralleli, con un occhio agli equilibri interni al partito e uno a quelli del governo dell’amico Enrico Letta, che sostiene con forza e dal quale è ricambiato.
Naturalmente, la sua elezione non ha risolto tutti i problemi del Pd. Che sono molti, a cominciare da una rissosità interna che ha origine nel gioco delle correnti e si è aggravata con gli accadimenti recenti, a partire dall’elezione del presidente della Repubblica fino alla nascita del governo di larghe intese. Ma sullo sfondo, i prossimi mesi vedranno agitarsi le ombre della battaglia per la leadership del partito (entro ottobre si svolgerà il congresso) e poi per la premiership.
Epifani vorrebbe uno sforzo in più dal suo partito e lo scrive su Facebook: «Il Pd può risollevarsi solo se si riconnette con la sua base, se garantisce spazi di confronto, se ascolta le voci più critiche, se non teme di parlare alla rabbia delle persone». E ancora: «Se ridiamo un’identità chiara e duratura al progetto del Pd, se non abbiamo paura delle politiche intraprese e di mettere la faccia nelle scelte fatte, se non ci faremo condizionare dagli interessi personali dei singoli perseguendo invece l’interesse generale del Paese, difenderemo e rafforzeremo l’unico partito non personale del Paese». Per far questo, naturalmente, occorre un congresso «trasparente, con garanzia per la pluralità di tutte le voci, ma che discuta in modo esplicito di linee e tesi e non si perda in battaglie implicite su singole persone».
Roberto Speranza, uno dei giovani dirigenti che è stato vicino a Pier Luigi Bersani in questi mesi, esprime parole di elogio anche per il rivale dell’ex segretario, Matteo Renzi, le cui intenzioni per il prossimo futuro non sono ancora chiare: «Renzi, oggi, ha cambiato profilo — spiega a Sky Tg24 — e ha assunto un atteggiamento costruttivo».
Speranza, che era considerato uno dei possibili candidati alla segreteria, ribadisce la sua fiducia nel partito: «Il Pd è il più grande partito del Paese, l’unica forza politica che discute e che ragiona. L’unico in cui non c’è un padrone che decide per tutti». Certo, discutere ha i suoi inconvenienti, soprattutto se poi non si vota in sintonia con le decisioni e con la linea comune. È il caso della mancata elezione di Franco Marini e di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica: «Abbiamo una cicatrice sul nostro corpo e non la nascondiamo. Abbiamo rischiato di far implodere definitivamente il Pd. Sono stati commessi errori enormi, anche con atteggiamenti individuali che non possono essere giustificati e di cui ci dobbiamo vergognare».
Il riferimento è a chi non ha sostenuto fino in fondo Marini e ai 101 franchi tiratori di Prodi: «Sia su Marini sia su Prodi — continua Speranza — dovevamo reggere. Se lo avessimo fatto probabilmente saremmo arrivati a una soluzione di governo diversa».
Quanto alla questione che tiene banco, le primarie per l’elezione del leader, Speranza non ha dubbi: «Il nuovo segretario del Pd sarà eletto con le primarie: siamo l’unico partito che fa così, nel M5S decidono in due, nel Pdl uno decide per tutti».
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