E la Slovenia farà causa a Moody’s
BERLINO — La piccola Slovenia sfida le agenzie di rating e pone un precedente nel rapporto tra gli Stati dell’eurozona e le grandi istituzioni finanziarie. Il governo di Lubiana ha annunciato ieri che sta seriamente pensando di fare causa a Moody’s per i danni inflitti alla repubblica alpina ex-jugoslava. La stessa premier liberal di sinistra, Alenka Bratusek, ha dichiarato di essere propensa all’iniziativa.
Bratusek criticò Moody’s pochi giorni fa in un’intervista a Repubblica: all’inizio di questo mese l’agenzia aveva deciso un declassamento di due punti del rating della Slovenia, calandolo al livello junk e cioè spazzatura, proprio mentre il nuovo governo, appena insediato, cercava con urgenza di affrontare il problema del debito pubblico sia con un duro piano di privatizzazioni e tagli di spesa sia piazzando titoli sovrani sui mercati, specie su quelli anglosassoni. «Stiamo pensando a un passo giuridico internazionale, e io personalmente sono a favore», ha affermato la signora Bratusek al giornale locale Vecer.
La Slovenia, in preda a una grave crisi delle banche la cui urgente ricapitalizzazione pesa sui conti pubblici (ma il debito è ancora al 54 per cento, sotto i parametri
di Maastricht) e a una recessione, è considerata un prossimo candidato agli aiuti europei. Il governo di Lubiana tuttavia insiste nel sottolineare che vuole risanarsi da solo. «Abbiamo bisogno che ci sia concesso tempo, non vogliamo né aiuti europei né sorveglianze e dettami da una Troika», ha ribadito la premier.
Related Articles
La sfida del premier all’Europa sul deficit
Con una telefonata a Juncker Renzi apre il caso: non rivedremo i margini di correzione Tweet in italiano di Katainen. Il sì al pareggio di bilancio passa al Senato solo per un voto
Il Paese reale «Così curiamo il lavoro malato nella periferia dell’industria»
Aspettando i disoccupati in un’agenzia privata alle porte di Torino Collegno fa parte della prima cintura di Torino. Negli anni d’oro è stata una delle piccole capitali dell’indotto Fiat, poi le aziende fornitrici hanno preso a diversificare e a lavorare per tedeschi e francesi.
“Evasione, ecco il piano di primavera”