by Sergio Segio | 29 Maggio 2013 7:08
BRUXELLES — Se tutto andrà come previsto, oggi all’ora di pranzo l’Italia troverà sulla tavola della Commissione europea un piatto sostanzioso, e importante: la fine della procedura di infrazione per deficit eccessivo, comminata da Bruxelles 4 anni fa. Come per altri Paesi, anche per il nostro terminerà quella sorveglianza tutta particolare che imbriglia investimenti e spese non appena un governo superi il limite massimo posto dalla Ue per il rapporto fra deficit e prodotto interno lordo nazionale, e cioè il 3%. Per l’allentarsi della morsa (ma le restano comunque sul groppone 98 procedure per altre infrazioni) l’Italia vedrà dunque liberarsi una certa somma, stimata dai 7-8 miliardi in su: una somma che consentirà qualche respiro di sollievo, ma per ora autorizza un brindisi fatto con spumante casalingo, non certo una sbornia di champagne. Il pieno impatto positivo di queste misure, ha avvertito infatti il primo ministro Enrico Letta, si vedrà solo a partire dal 2014. «Potremo cancellare il prossimo aumento di un punto dell’Iva?», è stato chiesto ieri al ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. «Adesso concentriamoci sugli investimenti», è stata la risposta senza giri di parole. Stessa musica, si presume, per l’abolizione — non solo sospensione — della tassa Imu. C’è anche Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, che suggerisce di usare 8 miliardi per pagare i debiti della pubblica amministrazione. Tutte le proposte convergono su Bruxelles. E qui, possono solo attendere alla porta di un giudice più gallonato. Poiché fino al 2014 e oltre, la Ue riaffermerà le sue priorità : sì condizionato a investimenti infrastrutturali cofinanziati con Bruxelles, no a tagli-regalie di tasse, niente superamenti del solito tetto del 3%. Intorno al quale, però, Roma potrà ritagliare una parte di risorse. Nel 2009, quando venne fulminata dalla procedura di infrazione, l’Italia aveva un deficit pari al 5,3% del Pil e un debito pubblico del 115,1%. Oggi, il deficit per il 2013 è previsto al 2,9%, e per il 2014 al 2,5%, mentre il debito pubblico volerà al 132%, oltre il doppio della media europea. La caccia al “tesoretto” avverrà tutta fra un decimale e l’altro: non essendo più fra i “sorvegliati speciali” incatenati dalla procedura di infrazione, l’Italia potrà allargarsi un po’ di più, perché fra il suo 2,5% “virtuoso” e il tetto del 3%, ci sarà un po’ di spazio in cui giocare. Un mezzo punto percentuale in più di risorse per tamponare le falle contrassegnate dall’allarme rosso, il lavoro e la crescita. Senza però disobbedire ai 6 comandamenti che Bruxelles consegna oggi all’Italia. Si riassumono in uno solo: conti in ordine, e basta ricreazioni.
Luigi Offeddu
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