Decreto subito per Imu e Cassa Riforma Fornero, primi ritocchi
ROMA — Un decreto a breve per sospendere il pagamento Imu sulla prima casa (nel senso che per le seconde i pagamenti sono regolari) e per stanziare 1,5 miliardi di euro necessari per chiudere la partita ancora aperta della cassa integrazione e degli esodati. E si delinea anche una possibile manutenzione della riforma Fornero per allentare i vincoli sui contratti a tempo determinato. Intanto in settimana il Parlamento dovrà varare il decreto sui pagamenti alle imprese private da parte della pubblica amministrazione che potrebbe accogliere gli emendamenti contenenti i due provvedimenti più urgenti, qualora non venisse varato un apposito decreto. Alcuni contatti informali, tenutisi ieri mattina, sono serviti a mettere a fuoco l’agenda di settimana prossima ma, come hanno confermato gli interessati, si tratta ancora di discorsi aperti. Il premier Enrico Letta e il ministro del Tesoro, Fabrizio Saccomanni, hanno seguito il dossier ma in via XX Settembre non c’è stato alcun vertice formale.
Viene confermata la cifra di 6 miliardi di euro come risorse da trovare per compensare l’eventuale rinuncia ad aumentare l’Iva e l’annunciata abolizione strutturale dell’imposta sulla prima casa ma i tempi non sembrano così urgenti: se ne parlerà sì, ma dopo la definizione del Def con gli aggiornamenti, quindi a fine giugno. L’allarme sulla mancanza di risorse per la cassa integrazione, dopo quello della Cgil di settimana scorsa, ieri è toccato al segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni. Per il leader sindacale, «il governo deve trovare 1,5 miliardi di euro entro maggio per il rifinanziamento della Cig in deroga: a rischio ci sono oltre 700 mila cassintegrati, che altrimenti andranno ad aumentare le fila dei disoccupati». Bonanni insiste anche su esodati e occupazione e avverte pericoli sulla «tenuta sociale» del Paese.
Non vi è dubbio, come ha spiegato in più passaggi il premier nel suo discorso di insediamento tenuto a Montecitorio, che il lavoro sia in cima alle priorità del governo. Il ministro del Welfare, Enrico Giovannini, entro la settimana prossima si è impegnato a fornire una primo quadro degli interventi possibili per poterli discutere dentro la maggioranza. L’urgenza è stata sottolineata anche dal professor Carlo Dell’Aringa, ora sottosegretario per il Pd al ministero del Lavoro. «Si è arrivati a livelli di disoccupazione socialmente pericolosi – ha affermato ai microfoni di Tgcom 24 – ci sono misure da prendere nell’immediato e bisogna trovare le risorse anche per il rinvio del pagamento dell’Imu e dell’aumento dell’Iva». Parlando della riforma Fornero, ha poi spiegato: «Bisogna ridurre il cuneo fiscale e dare incentivi alle aziende per assumere i giovani, poi in collaborazione con le parti sociali dovremo allentare alcuni vincoli della legge Fornero, come sui contratti a tempo determinato. Dal momento che la riforma ha introdotto dei paletti alle imprese nell’utilizzo di questi contratti, in momenti di recessione questi vanno rimossi, almeno finché dura l’emergenza».
Su come trovare le risorse si concentrerà la discussione nei prossimi giorni. Innanzitutto la sospensione dell’Imu sulla prima casa, precisano i tecnici del Tesoro, è a «costo zero» in attesa che si decida il riordino complessivo di tutta la materia impositiva delle abitazioni: seconde case, revisione delle rendite catastali e modulazione della Tares, la nuova imposta sui servizi rinviata già dal governo Monti e che dovrebbe essere pagata da chi usa l’immobile come avviene nel resto d’Europa.
Intanto sfumano, ma non spariscono, le polemiche sulla priorità dell’abolizione dell’Imu: dopo il «no» dell’Ocse, ieri anche Carlo De Benedetti l’ha definita una «operazione demagogica». Un contributo innovativo arriva dal governatore della Lombardia, il leghista Roberto Maroni, che si è detto pronto, in caso di abolizione dell’imposta, a anticipare le risorse ai Comuni, a patto che ci sia la garanzia del governo sullo stanziamento di risorse per compensare il mancato gettito.
L’altra partita, che diventa sempre più importante, è quella della diminuzione sostanziosa delle tasse sul lavoro per rilanciare potere d’acquisto e capacità di assunzione. E senza sforare il tetto del 3% del deficit imposto da Maastricht e fondamentale requisito per interrompere la procedura di infrazione all’Italia.
Roberto Bagnoli
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