Con il sì di Bruxelles subito dieci miliardi per gli investimenti

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ROMA – Dai contatti informali che il governo ha avuto negli ultimi giorni con la Commissione di Bruxelles, l’Italia dovrebbe avercela fatta. Mercoledì prossimo il nostro Paese dovrebbe uscire dalla procedura di infrazione per extradeficit e rientrare nel girone degli Stati europei virtuosi.
Visto che l’anno prossimo il deficit nominale dovrebbe fermarsi intorno al 2,3% del Pil, si potranno negoziare con le autorità  comunitarie (pur restando entro la soglia del 3%) circa 7-8 miliardi di euro per investimenti produttivi. Che potrebbero superare i 10 miliardi, con il permesso di Bruxelles, conteggiando anche la parte italiana dei finanziamenti europei programmati.
Resta però il dilemma: dove trovare, a saldi invariati, le coperture per far fronte alle annunciate riforme fiscali? Imu da rivedere, Iva da non far salire, le coperture per i bonus per la casa (che al momento restano la priorità ), le altre misure annunciate. Berlusconi continua a chiedere uno shock fiscale, ma nessuno al momento è in grado di dire come realizzare le varie ipotesi in campo.
In una riunione di lavoro ieri pomeriggio Letta, Saccomanni e Alfano facevano il punto su questi argomenti. Due sere fa Letta si era confrontato con il ministro per gli Affari europei, Enzo Moavero. Persino per il bonus energia sulla casa non è facile trovare la copertura. L’uscita dalla procedura di infrazione libererà  alcuni miliardi nel 2014, ma tutti per investimenti infrastrutturali e produttivi; può indurre ad auspicare un risparmio consistente sugli interessi del debito, («stiamo finalmente sotto le previsioni di spesa», ha detto qualche giorno fa Saccomanni ai colleghi), ma anche in questo caso non si tratta di risorse immediatamente spendibili.
«Insomma la situazione dei conti pubblici resta complessa, e bisognerà  vedere quali condizioni la Commissione vorrà  aggiungere alla probabile uscita dalla procedura di infrazione. Condizioni che potrebbero ridurre ulteriormente i margini di manovra», chiosavano ieri a Palazzo Chigi.
Per reperire risorse si fa strada anche l’ipotesi di tornare a considerare una revisione degli incentivi fiscali alle imprese. Temi delicati, già  affrontati dal governo Monti, ma rimasti nel cassetto delle previsioni, delle stime possibili, mai approdati al tavolo della decisione. Ora all’Economia hanno ripreso in mano cifre e dossier, per un’analisi che nei prossimi giorni sarà  più approfondita.
Nella riunione di ieri pomeriggio fra il presidente del Consiglio, il suo vicepremier e il ministro dell’Economia, tutti questi temi sono stati affrontati. E se mercoledì prossimo davvero il nostro Paese dovesse rientrare fra gli Stati virtuosi, in termini di bilancio, il passo in avanti potrebbe fornire maggiore autorevolezza per le richieste che Roma avanzerà  a fine giugno, al Consiglio europeo che si occuperà  anche di disoccupazione giovanile.
Con una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, Letta ieri chiedeva di spendere subito, all’inizio del 2014, i 6 miliardi in dote alla Ue contro la disoccupazione giovanile. L’Italia si presenterà  prima possibile con i progetti in mano e chiederà  un rifinanziamento dell’iniziativa se, come è prevedibile, i fondi si esauriranno in fretta.
Tagli agli oneri fiscali e contributivi per i nuovi assunti potrebbero poi arrivare sempre da Bruxelles, se si usasse «tutto il potenziale del Fondo Sociale Europeo», altra richiesta a Van Rompuy, che l’Italia cercherà  di difendere al vertice di fine giugno.
Insomma, è al momento più concreta una riduzione del carico fiscale finanziata con i fondi europei, se dovessero sbloccarsi, piuttosto che con risorse nazionali. «A meno che non si vogliano introdurre altre tasse o non si voglia affrontare in modo concreto la giungla di tutte le tax expenditures, per ridimensionarle», è il commento di un ministro.


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