Comuni, l’affluenza è un caso A Roma un calo verticale

by Sergio Segio | 27 Maggio 2013 5:25

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ROMA — Era l’avversario più temuto dai partiti, e puntualmente si è presentato alle urne, fin dall’apertura dei seggi. In tutta Italia, per le elezioni amministrative (si vota, fino ad oggi alle 15, in 564 Comuni), crolla l’affluenza: 4,5 punti in meno alle ore 12, 11 alle 19, 15,4 alle 22. Dal 60% delle precedenti elezioni, si scende drasticamente al 44,6%, con un trend comune, da Nord a Sud, e punte record a Pisa (-26 punti), Sondrio (-21), Avellino (-14), Treviso (-18), Vicenza, Viterbo. E non va di certo meglio a Brescia, Ancona, Siena, Barletta, uno dei centri dove il calo è più contenuto. A Roma, la sfida più attesa, il crollo è verticale: nel 2008 (quando però c’erano anche le Politiche) votarono il 57,2% degli elettori, adesso appena il 37,7%: 20 punti in meno. Significa che più di un terzo dei votanti non è andato ai seggi. È vero che nella Capitale c’era l’attesissimo derby di Coppa Italia tra Lazio e Roma, ma la secca diminuzione dei votanti è l’ulteriore conferma di una campagna elettorale sottotono, con piazze semivuote per i comizi finali. C’è anche un altro dato: col probabile ulteriore calo (fisiologico) tra primo turno e ballottaggio, si può diventare sindaco di Roma anche raccogliendo un quarto dei voti degli aventi diritto.
I quattro big della sfida per il Campidoglio sono andati a votare in mattinata, come il capo dello Stato Giorgio Napolitano, al rione Monti con la moglie Clio. Anche Gianni Alemanno va con la consorte Isabella, Ignazio Marino con l’inseparabile bicicletta e lo zaino sulle spalle, Alfio Marchini col suo look abituale (giacca con le toppe, scarpe slacciate) e la fidanzata Eleonora, Marcello De Vito con moglie, figlia e cane Rudy. Marchini — che ha fatto il baciamano alle scrutatrici — e Marino hanno votato nella stessa scuola del centro, senza incrociarsi. Il chirurgo, candidato del centrosinistra, mostra ottimismo sull’affluenza: «Sono convinto che le romane e i romani risponderanno con la solita grande affluenza». Sull’esito del voto non si sbilancia: «Non leggo il futuro altrimenti farei un altro mestiere». Marino lascia la bici vicino all’entrata del seggio, un passante lo consiglia: «Meglio legarla, sennò la rubano». E lui: «Speriamo di no». Dopo il voto, saluta con un «andiamo a vincere». Fiducioso anche De Vito: «Noi andremo al ballottaggio, non so con chi».
Mentre Marchini si lamenta della scheda/lenzuolo, lunga un metro e venti centimetri, per contenere 19 candidati sindaco: «Impressionante, ma è il segnale della frammentazione politica». La sua corsa? «Bellissima, rifarei tutto». Anche Marino commenta le dimensioni della scheda: «Mai vista una cosa così, non è stato semplice votare. Ma questa è la democrazia». L’imprenditore, tifoso romanista, durante il derby, viene insultato dagli ultrà  laziali: «Marchini, bastardo giallorosso», lo striscione comparso in curva Nord. Sempre a Roma, quartiere Prati, sparisce una matita dal seggio e — denuncia il Codacons — gli scrutatori la vanno a cercare casa per casa di chi aveva già  votato.
Altri «incidenti» in giro per l’Italia. A Castellammare di Stabia, nel napoletano, un candidato è stato sorpreso mentre passava ad un elettore il telefono cellulare con fotocamera. In Puglia e nel Salento si registrano un paio di intimidazioni a candidati, a Cancello e Arnone (Caserta) il sindaco sostituisce una presidente di seggio che si era portata a casa una scheda, ad Imola un elettore si ritrova la tessera già  segnata e la riconsegna, a Maddaloni Rosaria Capacchione del Pd denuncia «operazioni di voto di scambio», mentre a Roma le donne dei Democratici criticano «la mancanza di indicazioni nei seggi sulla doppia preferenza di genere». Urne aperte anche oggi fino alle 15. Poi lo spoglio.
Francesco Di Frischia
Ernesto Menicucci

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