Commissioni, sì a Nitto Palma e no a Romani

by Sergio Segio | 7 Maggio 2013 6:42

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ROMA — Quindici presidenti di commissione al Pd, 11 al Pdl, 1 (forse due) a Scelta civica. Via libera quasi certo alla Giustizia per i due specialisti — Nitto Francesco Palma del Pdl (Senato) e Donatella Ferranti del Pd (Camera) — mentre il nodo della Trasporti-Telecomunicazioni, in odore di conflitto di interessi, viene risolto a Palazzo Madama dal Pdl con il ritiro della candidatura di Paolo Romani, bloccata dal Pd, e con l’inserimento in corso d’opera dell’ex ministro Altero Matteoli.
È questo il succo dell’accordo (fatti salvi gli ultimi ritocchi) maturato ieri sera tra i capigruppo di Pd e Pdl — Luigi Zanda e Roberto Speranza, Renato Schifani e Renato Brunetta — anche se altre riunioni sono previste per stamattina. Prima che, alle 13.30, alla Camera e al Senato, si inizino a votare i presidenti e i vice presidenti (di cui la metà  va all’opposizione) di 28 commissioni permanenti. Oggi si vota anche per la guida delle due giunte per le autorizzazioni che spettano per prassi alle minoranze. E il M5S ha già  minacciato l’ostruzionismo con continue richieste del numero legale se non verranno rispettati gli equilibri con la maggioranza.
C’è però il nodo Scelta civica che prenderebbe la presidenza della commissione Esteri del Senato destinata a Pier Ferdinando Casini, ma spera fino all’ultimo di ottenere una presidenza anche alla Camera: magari l’Agricoltura, con l’ex ministro Mario Catania, anche se si è parlato con insistenza pure dell’avvocato Gregorio Gitti per la Giustizia. Ancora ieri sera, il capogruppo montiano alla Camera, Lorenzo Dellai, diceva che «domani (oggi, ndr) ci saranno altri incontri con i capigruppo della maggioranza perché nessun accordo è ancora stato chiuso».
Secondo lo schema fin qui concordato, a Montecitorio Fabrizio Cicchitto (Pdl) andrebbe a presiedere la commissione Esteri anche se ieri proprio lui era stato dirottato temporaneamente sulla Affari costituzionali: il nome dell’ex capogruppo Pdl servirebbe infatti a bilanciare quello di Anna Finocchiaro (Pd), data per sicura alla guida della commissione Affari costituzionali del Senato, nell’eventualità  sempre più concreta in cui la Convenzione non vedesse la luce e il Parlamento tornasse ad essere la vera culla delle riforme costituzionali e della legge elettorale.
Le due commissioni Bilancio, strategiche per tutte le leggi di spesa, sarebbero affidate alla guida di Francesco Boccia del Pd (Camera) e di Antonio Azzolini del Pdl (Senato). Stessa simmetria per il Lavoro: Cesare Damiano del Pd (Camera) e Maurizio Sacconi del Pdl (Senato). Per Ermete Realacci (Pd) ci sarebbe la guida della commissione Ambiente della Camera e, sempre a Montecitorio, la Difesa verrebbe affidata alle cure di Giuseppe Fioroni del Pd. Mentre Andrea Marcucci (Pd) andrebbe alla Cultura.
Delicata anche la scelta dei presidenti delle due giunte per le autorizzazioni. Ieri sera, Zanda (Pd) ha parlato a lungo con Loredana De Petris (Sel) e con Vito Crimi (M5S) delle vice presidenze. Ma sembra che sulla giunta del Senato (quella che autorizza arresti, perquisizioni e intercettazioni a carico dei parlamentari) ci sia in ballo il nome del leghista Dario Di Stefano anche se il grillino Michele Giarrusso ha avanzato la sua candidatura. Il M5S ha quattro nomi da portare al ballottaggio dei gruppi (i senatori Crimi e Fico, i deputati Airola e Tofalo) per il Copasir e la vigilanza Rai. I cui presidenti, comunque, verranno eletti la prossima settimana.

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