Commissioni, l’ira di Grillo: quei nomi un «vaffa» al Paese

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ROMA — «Ro-do-tà  Ro-do-tà ». L’ormai consueto coro da stadio, applicato un po’ incongruamente a un docente universitario stimato ma non certo trascinatore di folle, ha accolto Stefano Rodotà  alla Camera, ospite del Movimento 5 Stelle. Un incontro che, a sentire i resoconti dei partecipanti, ha raggiunto vette quasi mistiche, con dichiarazioni entusiastiche, applausi, commozione e lacrime. Il nuovo guru Rodotà , il più votato nelle «Quirinarie» dei 5 Stelle, ha ringraziato il Movimento per il sostegno, ma ha anche tenuto dritta la barra di politico navigato: «Il conflitto serve in politica, ma bisogna saperlo gestire. Non fare i pompieri, ma cercare soluzioni nuove. Bisogna saper dosare mediazione, compromesso e conflitto. Non sempre il compromesso è inciucio». Ospite osannato, quasi come quello che dovrebbe arrivare (salvo contrordini) oggi alla Camera, alle 15: Beppe Grillo, che ieri ha attaccato: «I presidenti di commissione sono un potente vaffa al Paese». E ha aggiunto: «Berlusconi? Ora lo faranno senatore a vita». Il leader viene per spronare, ma soprattutto per portare un po’ di ordine in un Movimento sempre turbolento.
Rodotà , dunque, ringrazia. Ma avanza anche garbate critiche ai 5 Stelle: «Dalle mie parti si dice: non si nasce imparati». È uno sprone a togliersi di dosso un eccesso di integralismo. Invito colto al volo da quanti, e non sono pochi, vorrebbero dire basta all’ostracismo a tutti i costi. Come il senatore Nicola Morra: «Dobbiamo aprirci ed essere inclusivi, dialoganti».
Rodotà  torna sul recente passato: «Fossi stato al posto del presidente Napolitano, avrei dato a voi l’incarico per il governo». E poi: «Mi dicono, ti dovevi ritirare. Ma come? Avrei dovuto sbattere la porta in faccia a chi mi ha votato fin dal primo scrutinio?». Il giurista si è poi complimentato con Alessandro Di Battista: «Ha pronunciato il più bel discorso politico finora: quello sui marò» (discorso scritto collettivamente). Di Battista commenta: «Rodotà  ci ha appena detto che Gino Strada è contento del nostro modus operandi sull’Afghanistan». Altri frammenti: «Sono un sostenitore della trasparenza. La luce del sole è il miglior disinfettante»; «Vendola? Intendo frequentare tutti i cantieri». Il discorso si è interrotto all’annuncio della condanna di Silvio Berlusconi: lungo applauso. Non è stata l’unica emozione. Sebastiano Barbanti: «Mi lacrimano gli occhi». Giulia Di Vita: «Emozione!». Vega Colonnese: «Ho provato a intervenire, ma mi sono commossa». Carlo Sibilia: «Esperienza edificante, quasi trascendentale. Sensazione di serenità ».
Chissà  che sensazione proveranno oggi all’arrivo di Grillo, in partenza con il tour per le Comunali (si comincia il 13 da Avellino e poi Roma il 24). Il fondatore sarebbe inquieto. Chiederà  più disciplina interna e un aumento di controllo del gruppo Comunicazione («C’è da dare qualche regolata» in quel campo, ha detto ieri a Bologna). E chiederà  di tacitare chi vuole parlare troppo di euro e di Europa: non è il momento, finita la campagna elettorale meglio parlare di piccola e media impresa.
Il dissidente Tommaso Currò potrebbe non partecipare: «Non so — dice — ho la commissione bilancio». Si parlerà  anche del noto problema della diaria. E di quanto è avvenuto in Sicilia, dove Antonio Venturino, vicepresidente dell’assemblea regionale siciliana, ha chiesto più apertura al Pd ed è stato sostanzialmente escluso dal Movimento, a furor di popolo. Chi è stato escluso, molto virtualmente, dal novero dei giornalisti è Giovanni Floris. Grillo ha lanciato un sondaggio per decidere se è un «vero giornalista o un dipendente assunto dal Pdmenoelle»: per il 92% è vera la seconda ipotesi.
Intanto su quanto è accaduto nelle ultime ore, con l’elezione di Francesco Nitto Palma, interviene il senatore Mario Giarrusso sull’Huffington Post: «Avevamo offerto al Pd i nostri voti per Felice Casson, contro Nitto Palma. Ma loro hanno deciso scheda bianca: è arrivata a frenarli una telefonata del capo dello Stato, perché il governo era a rischio».


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