Cina e India, patto per “il bene del mondo”

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BANGKOK — La prima visita da capo del governo cinese Li Keqiang l’ha concessa all’India. «Si incontrano il dragone e l’Elefante», hanno scritto i media di Pechino, un colorato anticipo dei toni pacificatori con i quali si sono espressi dopo i loro colloqui riservati lo stesso Keqiang e il premier indiano Manmohan Singh a New Delhi. Nella conferenza stampa congiunta i due leader hanno assicurato ieri che lavoreranno insieme per la stabilità  della regione e per la crescita economica delle due più popolose nazioni del mondo. Una dichiarazione ottimista all’indomani dell’ennesima scaramuccia militare lungo gli oltre 4.000 km di confine della “Lac”, Linea di controllo effettiva, per i quali si è combattuta la guerra del 1962.
Ma le incursioni di un mese fa dell’Esercito di Liberazione popolare in Ladakh-Kashmir e quelle di poco precedenti nell’Arunachal Pradesh, ieri sono sembrate solo piccole spine in una relazione che ambisce a ben altre mète: «Dalle recenti dispute abbiamo imparato una grande lezione — ha detto Singh — dalle buone relazioni tra i nostri due Paesi dipendono la pace e la stabilità  dei nostri confini, e io e il premier Li Keqiang siamo d’accordo che queste vadano preservate». Poi ha aggiunto: «Entrambi crediamo che ci sono ben più interessi comuni che differenze». Il premier di Pechino ha poi spiegato che si tratta di «una stretta di mano sull’Himalaya, senza uno sviluppo comune di Cina e India l’Asia non diventerà  più forte e il mondo non diventerà  un posto migliore».
Da qui la scelta di firmare otto inediti punti d’intesa che vanno dalla soluzione dei problemi di confine all’utilizzo delle acque, dagli scambi di prodotti agricoli al trattamento dei rifiuti, la collaborazione economica tra città  e regioni e perfino nuove regole per i pellegrinaggi sul Kailash, la montagna sacra del Tibet (nessun riferimento al Dalai Lama, esule a Nord di Delhi e tradizionale fonte di discordia con Pechino). «Il mondo — ha spiegato Singh — ha abbastanza spazio per contenere le aspirazioni di crescita di entrambi i nostri popoli». Da qui la decisione di «rafforzare la fiducia reciproca, che permetterà  una maggiore cooperazione».
Dalle indiscrezioni sul bilaterale presentato come una svolta “irreversibile” nelle relazioni tra i due giganti asiatici anche verso il resto del mondo, Stati Uniti in testa, sembra che non sia stato tralasciato nessuno dei punti caldi: il supporto di Pechino al nemico Pakistan, l’influenza cinese nel Myanmar e nel Sud Est asiatico, e il diritto di New Delhi di ospitare il Dalai Lama senza continue minacce di ritorsioni.


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