Brunetta-Boldrini, duello alla Camera
ROMA — Sale la temperatura sul tema giustizia. Al ritmo, incalzante, delle grane giudiziarie di Silvio Berlusconi: lunedì la richiesta di condanna a 6 anni e interdizione perpetua per lo sfruttamento di Ruby e ieri l’interrogatorio per i soldi dati a Giampaolo Tarantini. Alla Camera, il capogruppo pdl Renato Brunetta attacca la presidente Laura Boldrini: «Ha due pesi e due misure per la solidarietà ?». Lei replica gelida: «Il presidente della Camera è terzo e imparziale» «e si riserva di intervenire quando lei lo ritiene necessario e non su sollecitazione di parte».
Ed è chiaro che non è solo lo strascico polemico della manifestazione di Brescia, durante la quale le parlamentari pdl che, alla vigilia della requisitoria di Ilda Boccassini, manifestavano a sostegno di Berlusconi, hanno lamentato insulti sessisti di militanti Sel e grillini (aggiunge Brunetta, ma M5S smentisce). Ma soprattutto la spia del nervosismo che monta nel Pdl e alimenta la «tentazione» del Cavaliere di staccare la spina al governo. Chi lo ha sentito ieri l’ha definita la «sindrome del prigioniero». «Amareggiato, deluso, prostrato», per il caso Ruby che gli sta rovinando un’immagine che faticosamente credeva ricostruita soprattutto all’estero, vorrebbe fuggire verso nuove elezioni: «In questo momento — fa notare il Cavaliere — i sondaggi sono alti per noi e più di tanto non potranno risalire. Anche il Pd sale, mentre il M5S scende. Quale momento migliore per andare al voto?». D’altra parte però teme che «rompere non necessariamente porterebbe al voto». Teme la reazione del capo dello Stato che, dice, potrebbe dimettersi o fare una grande denuncia pubblica e a quel punto la sinistra si salderebbe con Grillo. Quindi, benché spaventato (più dalla sentenza in Cassazione sui diritti Mediaset che dal caso Ruby o altro) rinvia, per ora, le esternazioni tv: anche se ci sono stati contatti per partecipare stasera a Porta a Porta o allo speciale di Mentana Ilda contro Silvio. E conserva, magari per l’estate, l’arma letale della futura campagna elettorale: la restituzione anche dell’Imu già pagata.
Intanto le polemiche divampano. E il ministro Nunzia De Girolamo, a dispetto del silenzio imposto dal premier Letta, interviene. «Non ho mai espresso valutazione sul lavoro dei giudici — chiarisce — ho solo detto che i processi mediatici che si stanno facendo sulla base di una vicenda giudiziaria rischiano di destabilizzare la pacificazione del Paese».
«Non credo che i magistrati destabilizzino, fanno il loro dovere», prova a rasserenare il vicepresidente del Consiglio Superiore della magistratura, Michele Vietti.
Ma il clima è teso. E lo scontro in Aula ieri lo ha dimostrato. Con Brunetta all’attacco: «Io a Brescia c’ero e ho visto le bandiere e gli insulti del suo partito, presidente, Sel» e «le bandiere dei militanti del M5S, che insultavano e impedivano lo svolgimento di una manifestazione democraticamente organizzata». E ancora: «Da Berlusconi non ho sentito nessun insulto alla magistratura». Ma, rivolta alla Boldrini, «non ho sentito da parte sua nessuna presa di distanze né dal suo partito né dal M5S». Dura la risposta: «La presidente della Camera interviene per manifestare solidarietà alle deputate del Pdl in quanto donne, non per solidarizzare o condannare ogni episodio che attiene attività politiche o di partito. In tal caso finirebbe inevitabilmente per entrare nell’agone politico».
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