Bimba, lavoro, stipendio, suocera. La vita difficile di Han e signora

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PECHINO — Han Lin, 32 anni, è ingegnere informatico per una società  americana a Pechino; la moglie Qian Jin è impiegata; hanno una bimba di un anno. E da un mese non rivolgono la parola al nonno: stanno litigando perché il signor Han senior vuole tornare in provincia con la nipotina, visto che è affidata a lui mentre i genitori lavorano, producono e sono un classico esempio di nuova classe media urbanizzata in Cina. Il vecchio Han è convinto che nel Jiangsu, stando a casa propria e non ospite del figlio e della nuora a Pechino, potrà  godersi meglio la pensione e la nipotina.
Il caso di Han e Qian ieri era la storia di prima pagina del China Daily, il quotidiano che vuole raccontare agli stranieri la Cina, seconda economia del mondo. Il titolo è allarmante: «La classe media in trappola». Suona strano, visto che il segno dell’ascesa della Repubblica Popolare è proprio la nascita di una middle class che condivide con quella occidentale lo stesso potere d’acquisto, la stessa preparazione, le stesse aspirazioni. Secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), i cinesi approdati nella classe media sono il 10 per cento della popolazione, quindi più o meno 140 milioni di persone. L’Ocse prevede che entro il 2020 la percentuale salirà  al 40, vale a dire circa 500 milioni di persone: a quel punto, ci saranno più benestanti tra Pechino, Shanghai, Chongqing e le altre megalopoli di qui che negli Stati Uniti d’America. Per entrare nel club della classe media, secondo gli analisti di McKinsey, bisogna avere un reddito annuo disponibile tra i 16 mila e i 34 mila dollari (12-26 mila euro). Ocse e McKinsey giurano che il futuro è di questi 500 milioni di cinesi, che detteranno anche il ritmo della crescita mondiale, i gusti globalizzati, la cultura.
Ma Han e Qian non sono convinti. Soprattutto la signora Qian, che fa la contabile: «Classe media? Definiteci classe media quando avremo due appartamenti e lo hukou». Lo hukou è il certificato di residenza permanente in città : solo chi lo riceve ha tutti i diritti di un cittadino, dall’assistenza sanitaria alle scuole. Nel 2008, quando si sono sposati, Han e Qian hanno potuto permettersi un appartamento di 90 metri quadrati. È oltre il terzo anello di Pechino (una delle sue tangenziali), distante oltre 10 km dal centro e se non c’è molto traffico Han impiega un’ora buona per andare in auto in ufficio. Han considera l’appartamento il migliore investimento della sua vita: lo ha pagato 900 mila yuan (meno di 120 mila euro) e ora vale due milioni. Una buona notizia solo in apparenza: il prezzo delle case in zone semicentrali a Pechino continua a salire, ad aprile un altro 10,3 per cento in più rispetto a un anno fa. Così Han non si potrebbe permettere un appartamento più grande. E così il nonno e la nonna hanno deciso che l’unica soluzione, visto che devono badare alla bambina, è portarsela nel Jiangsu, a quattro ore di treno.
Resistere alla decisione del nonno e cercare una baby sitter? Ormai una brava, a Pechino, chiede 4 mila yuan al mese (500 euro). Ci vorrebbe un aumento di stipendio. Ma il governo, per ridurre le diseguaglianze (e sostenere l’economia che rallenta) ha promesso di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori migranti e della gente delle campagne. Servono più consumatori sul mercato interno. La classe media scopre di essere schiacciata tra quella alta (2% della popolazione urbana) e quella operaia. Il disagio cresce ed è ammesso anche dal governo: nel 2011 il 51% dei professionisti cinesi ha sofferto di qualche forma di depressione. «Il più grande rischio di instabilità  nel mondo è una classe media cinese infelice», ha detto al Wall Street Journal Shaun Rein, direttore di China Market Research. «Vedono che i ricchi possono permettersi di vivere dove vogliono e che i poveri ricevono aumenti di salario a due cifre ogni anno; così capiscono che le loro speranze di avere una grande casa e una bella auto non si realizzerà ».
E così l’insoddisfazione della middle class è in prima pagina sui giornali. Ancora dieci anni fa la definizione non esisteva: fin dalla fondazione, la Repubblica Popolare aveva scomunicato i valori borghesi della classe media. Poi nel 2002 il presidente Jiang Zemin inventò un equilibrismo verbale: «nuovo strato con proprietà  media». Ma oggi i giochi di parole non bastano più.
Guido Santevecchi


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