Assistenti familiari immigrati: soddisfatti del lavoro ma pensano al rimpatrio

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ROMA – Svolgono con piacere il loro lavoro di assistenza ma nonostante questo pensano al rimpatrio. E’ questa la fotografia degli immigrati occupati presso le famiglie scattata dall’”Indagine sull’assistenza familiare in Italia” a cura del Centro Studi Idos e di UniCredit Foundation, presentata oggi a Roma. 
L’indagine ha intervistato 606 assistenti familiari immigrati (521 dei quali venuti in Italia dal 2000 in poi), contattati dagli operatori di Agenzia Tu (UniCredit) tra giugno e luglio del 2012, nelle regioni del Centro Nord (dove si trova la stragrande maggioranza degli addetti del settore) e provenienti da Romania, Ucraina, Moldova, Filippine, Ecuador, Sri Lanka, Perù.

“Le collaboratrici e i collaboratori familiari sono, in Italia, la categoria più numerosa tra i lavoratori immigrati – si legge nell’Indagine – . Essi costituiscono l’85 per cento delle 893.351 persone dichiarate all’Inps al 31 dicembre 2011: la quota dei comunitari è del 35 per cento, quella dei non comunitari del 50 per cento, mentre la parte residua è di nazionalità  italiana. Gli uomini sono un sesto del totale, più numerosi tra gli immigrati che tra gli italiani. Il provvedimento di emersione varato tra settembre e ottobre 2012, seguito a quello del 2009 (300 mila domande di regolarizzazione), ha riguardato circa 100 mila domande per lavoro domestico. Da una parte sono state registrate nuove posizioni nell’archivio degli assicurati, dall’altra è stata cancellata una parte di quelle precedenti perché continua la tendenza a evadere i contributi previdenziali, specialmente in questa lunga fase di crisi. Si ritiene, perciò, che il numero effettivo di questi lavoratori sia superiore, e in effetti dal Censis già  qualche anno fa è stato stimato pari a oltre 1 milione e mezzo di addetti”. 

Il rapporto con i datori di lavoro. Il 91,6 per cento giudica benissimo o bene il comportamento delle famiglie nei propri confronti. L’88,5 per cento ritiene di essere giudicato positivamente o molto positivamente dalla famiglia. L’84,9 per cento svolge con piacere (abbastanza, molto, moltissimo) il servizio presso la famiglia. Il 56 per cento ritiene di essere apprezzato per la disponibilità  oraria che dimostra. Il 50,2 per cento ritiene di essere apprezzato per la gentilezza. Il 14 per cento non gradisce il servizio che svolge come assistente familiare. Il 6,6 per cento ritiene di essere trattato o con indifferenza o male o malissimo.

Il rapporto con la famiglia d’origine. Il 76,9 per cento pensa al rimpatrio, da effettuare a lungo o breve termine (specialmente tra i coniugati). Il 12,9 per cento è disponibile a rientrare entro 5 anni. Il 21,6 per cento non è intenzionato a ritornare in patria. Il 73,4 per cento ha figli, per lo più rimasti nei paesi di origine. Il 48,3 per cento non vuole effettuare il ricongiungimento dei figli, mentre il 42 per cento ha l’intenzione farli venire in Italia (per cui, su scala nazionale, si tratterebbe di oltre 100 mila persone nell’ambito dell’intera categoria). Il 22 per cento ha con sé in Italia i figli. Il 23,4 per cento ha intenzione di effettuare il ricongiungimento del coniuge. 

Il lavoro. Il 66,5 per cento si occupa della cura delle persone e il 63,2 per cento delle faccende domestiche (per cui le due funzioni spesso si sovrappongono). Il 53,1 per cento assiste un anziano (che in più della metà  dei casi vive da solo). Il 33,3 per cento svolge lavoro in cucina. Il 7,1 per cento svolge anche il compito di fare la spesa per la famiglia. Il 91,8 per cento riceve il compenso mensilmente. Il 62,4 per cento riceve la retribuzione in contanti. Il 79,6 per cento riesce a risparmiare, e di questi, 2 su 3 mettono da parte fino a 250 euro al mese. Il 18,3 per cento invece non riesce a risparmiare. Il 44,7 per cento ha studiato almeno 9 anni (frequentando quindi almeno la scuola secondaria di primo grado). Il 73,3 per cento non ha ricevuto una formazione specifica nella cura alla persona. Il 36 per cento sente la necessità  di una formazione specifica per svolgere i suoi compiti. Il 61,1 per cento trova collocamento lavorativo attraverso il passaparola fra i connazionali. Il 52 per cento non presenta la dichiarazione dei redditi, mentre la presenta regolarmente il 43,5 per cento. Il 33,6 per cento non fruisce di un giorno e mezzo di riposo alla settimana (previsto dal contratto collettivo nazionale del comparto). Il 30 per cento è titolare di permesso Ce per soggiornanti di lungo periodo. Il 30,2 per cento lavora più di 40 ore la settimana. Il 28,6 per cento opera presso la stessa famiglia da più di tre anni. Il 17,4 per cento degli ultracinquantenni è da oltre 5 anni in servizio presso lo stesso datore di lavoro. Il 64,2 per cento non ha intenzione di acquistare casa in Italia. Lo 0,6 per cento acquista buoni del tesoro. Lo 0,6 per cento risparmia per acquistare la casa in Italia (specialmente tra i ventenni e i trentenni).


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