Armi chimiche in Siria Le accuse ai ribelli diventano un caso

by Sergio Segio | 7 Maggio 2013 8:05

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GERUSALEMME — La linea rossa meno sottile l’hanno tratteggiata gli israeliani: l’aviazione è pronta a intervenire se le armi chimiche controllate dal regime siriano dovessero passare di mano. Ai ribelli (se ne impossessano) o ai miliziani libanesi di Hezbollah (le ricevono dai generali di Bashar Assad).
Così hanno stupito le dichiarazioni di Carla Del Ponte, che ha accusato i rivoltosi di aver diffuso gas nervino. «Le nostre inchieste dovranno essere ulteriormente approfondite, verificate e accertate attraverso nuove testimonianze. Per quanto abbiamo potuto stabilire, al momento sono solo gli oppositori ad aver usato il sarin», dice domenica alla Radio svizzera italiana.
Le frasi hanno stupito gli analisti e hanno stupito anche i colleghi dell’ex procuratrice generale al Tribunale penale internazionale per i crimini nell’ex Jugoslavia. Sono insieme nella commissione voluta nell’agosto del 2011 dall’Alto commissariato per i diritti umani delle Nazioni Unite e devono indagare i crimini commessi negli ormai due anni di guerra in Siria. «Vogliamo chiarire — scrivono in un comunicato — che non abbiamo raggiunto alcun dato conclusivo sull’uso di armi chimiche».
Il mandato dei quattro commissari, guidati dal brasiliano Paul Sergio Pinheiro, non è neppure focalizzato sull’impiego di gas o agenti biologici. Per quelli Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, ha richiamato pochi mesi fa al lavoro lo scienziato svedese Ake Sellstrom, già  ispettore in Iraq. La sua squadra di quindici specialisti sta aspettando di poter entrare in Siria per raccogliere referti e analizzarli.
Il regime di Assad e i ribelli si accusano a vicenda. In marzo hanno tutti e due chiesto un’inchiesta internazionale sulla morte di almeno 27 persone nel villaggio di Khan al-Assal nel nord del Paese. Altri video sono emersi dalla provincia di Aleppo: mostrano le vittime dell’attacco con la bava bianca alla bocca. «In questi conflitti — commenta nell’intervista Del Ponte — non ci sono buoni e cattivi. Per me sono tutti cattivi perché tutti, sia una parte sia l’altra, commettono crimini». Il presidente Barack Obama e i diplomatici occidentali discutono invece da mesi come individuare i «buoni» tra i ribelli, ai quali far arrivare le armi e i soldi.
«Le accuse a rivoltosi di Del Ponte sono sorprendenti — spiega un esperto di diritti umani all’agenzia France Presse — e rischiano di rendere ancora più difficile trovare la verità ». Anche la Casa Bianca è «molto scettica»: «Se il sarin è davvero stato usato, è più probabile che il regime sia responsabile». I commentatori israeliani confermano: se l’intelligence militare avesse scoperto che gli insorti posseggono armi chimiche, saremmo già  intervenuti. Il governo di Benjamin Netanyahu teme che le scorte possano finire sotto il controllo di gruppi estremisti.
Il premier è in viaggio tra Shangai e Pechino, dove è stato accolto dai rimproveri, non diretti. Senza nominare Israele, la portavoce del ministero degli Esteri cinese ha ribadito: «Siamo contrari all’uso della forza militare e crediamo che la sovranità  di ogni Paese debba essere rispettata». Il raid israeliano tra sabato e domenica ha colpito quattro bersagli nei dintorni di Damasco, anche una base della Guardia Repubblicana, comandata da Maher, fratello minore di Bashar Assad. L’Osservatorio siriano per i diritti umani, legato all’opposizione e con base a Londra, calcola che nel bombardamento siano rimasti uccisi 42 soldati: «La sorte di un altro centinaio è ignota».
La Siria avrebbe chiesto alla Russia di far arrivare un messaggio allo Stato ebraico: un altro attacco (è il terzo da gennaio) e l’esercito risponderà . Ieri due colpi di mortaio sono caduti in Israele, sulle alture del Golan conquistate a Damasco nel 1967: sarebbero proiettili sparati negli scontri con i ribelli e finiti fuori traiettoria.

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