by Sergio Segio | 30 Maggio 2013 4:38
MONTPELLIER — Dopo 200 ore di dibattiti in Parlamento, un suicidio a Notre-Dame, appelli contrari delle tre religioni monoteiste, manifestazioni di tante famiglie con passeggini ma anche di qualche cranio rasato, passato il vaglio dei giudici costituzionali e ascoltato il parere di pressoché ogni francese dal presidente della Repubblica (a favore) a Nicolas Sarkozy (contrario) passando per Johnny Hallyday (non sa, ma ci teneva a dirlo) e dopo, ancora, un’ultima telefonata di minacce che ha ritardato la cerimonia al municipio, verso le 18 Vincent e Bruno, finalmente, appaiono. E centrano l’entrata perfetta: sulle note di «Love» di Nat King Cole, in cravatta uno e in papillon l’altro, abito scuro e microfoni invisibili, attraversano sicuri la sala del loro matrimonio, il primo matrimonio omosessuale celebrato in Francia, e si presentano davanti al sindaco Hélène Mandroux. I 500 invitati e i 200 giornalisti, venuti a Montpellier da tutto il mondo, osservano in silenzio.
Sotto lo sguardo di Franà§ois Hollande — sotto forma di ritratto gigante — e accanto a un busto di Marianna, simbolo della République, la donna sindaco socialista pronuncia poche parole: «Vincent, Bruno, oggi la vostra storia si incrocia con quella della Francia. Oggi costruiamo una nazione più giusta, che cerca di vivere secondo i suoi valori di libertà , uguaglianza, fraternità . Ovvero la possibilità per tutti di vivere nel rispetto, nella dignità ». I due uomini trattengono le lacrime, a differenza dei loro genitori e dei testimoni seduti accanto. Poi il sindaco pone a ciascuno la stessa domanda: «Vincent, vuole prendere Bruno come suo sposo?». «Sì». «E Bruno, vuole prendere Vincent come suo sposo?». «Sì». «Vincent e Bruno, è un grande onore per me dirvi che siete uniti dal legame del matrimonio, in nome della legge». Applausi, baci, pianti. Vincent Autin, 40 anni, lavora all’ufficio del Turismo ed è il responsabile regionale del movimento «Lgbt»: è lui a organizzare il prossimo Gay Pride di Montpellier, sabato, quando si sposerà qui anche la prima coppia di donne. Bruno Boileau, di 10 anni più giovane, è impiegato statale. Si sono conosciuti sette anni fa su Internet, in un forum dedicato al cantante francese Christophe Willem: hanno deciso di vedersi di persona e si sono innamorati. «Vincent è stato il mio primo uomo — ha raccontato Bruno prima della cerimonia —, ho capito incontrandolo di essere omosessuale. Quando è successo ho voluto dirlo subito ai miei, ho chiamato al telefono mia madre e le ho detto: “Mi sono innamorato di un uomo. Dillo tu a papà “». I genitori di Bruno, un agente di polizia in pensione e una ex assistente in una casa di riposo, hanno voluto ben presto incontrare Vincent, «mi ripetevano che andava tutto bene, bastava che io fossi felice». Vincent ha fatto coming out più giovane, da adolescente. Orfano di padre, «una sera ho chiesto a mia mamma Evelyn di abbassare il volume della tv: “Devo dirti una cosa mamma, sono gay”. Lei è rimasta muta per un po’, poi è scoppiata a ridere, e l’anno seguente mi accompagnava al Gay Pride con un maglione arcobaleno». «Abbiamo fatto tanta, tanta fatica per arrivare a questo momento», dice adesso la mamma di Bruno. «Sono così felice da non poterne di più», dice Evelyn Autin, la madre di Vincent, che nel tempo è diventata una militante per i diritti degli omosessuali.
Nel municipio di Montpellier (un gigantesco cubo nero firmato da Jean Nouvel), c’è anche Najat Vallaud-Belkacem, la portavoce del governo «qui però a titolo personale, perché amica di Vincent e Bruno». È una cerimonia vera, che assomiglia alle milioni di altre che l’hanno proceduta, ma in più c’è l’aspetto politico, che gli sposi dimostrano di padroneggiare. Vincent Autin, in particolare, è abituato a parlare in pubblico, è il suo discorso a chiudere di solito le manifestazioni degli omosessuali a Montpellier. Anche adesso è lui a prendere subito la parola, ancora commosso: «Il primo pensiero va a tutti quelli che si sono battuti con noi. Ce l’abbiamo fatta, l’amore ha trionfato sull’odio». Fuori, sulla piazza del municipio, si è radunata una folla di militanti, e Vincent e Bruno escono sul balcone per salutarli, osannati come star di Hollywood. «La battaglia non è ancora finita», dice Vincent, rompendo per un istante il clima di festa: fecondazione assistita, utero in affitto sono le prossime questioni che torneranno a spaccare l’opinione pubblica francese.
Intanto, Vincent e Bruno dicono di voler adottare un bambino, «è una cosa importante e ci impegneremo molto per riuscirci». La festa pubblica è finita, i primi due sposi di Francia si baciano e salutano. Nella sala, Frank Sinatra canta «Love and Marriage».
Stefano Montefiori
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