Alleanza in tensione per un centrodestra di lotta e di governo
La polemica sulla sospensione o l’abolizione della tassa sulla prima casa appare frutto, almeno in parte, di un malinteso che il presidente del Consiglio ha cercato di neutralizzare sul nascere. Il problema è che Silvio Berlusconi non vuole minimizzarla, perché può tenere unito il partito soltanto se marca un profilo insieme di lotta e di governo. Di lotta, per placare gli istinti e le tentazioni elettorali di chi è rimasto fuori e vuole affermare l’ipoteca su Palazzo Chigi.
Dunque usa l’Imu come elemento di forzatura e di polemica, pronunciando un ultimatum che Berlusconi sembra far proprio spiegando che non potrebbe appoggiare una coalizione incapace di abolire e restituire questa imposta. Ma al tempo stesso il Pdl non può contraddire il suo ruolo di governo. Proprio perché ha rivendicato un primato politico nella nascita della maggioranza, difficilmente può dissociarsene: almeno in tempi brevi. Le parole del vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, sono più caute di quelle di un Maurizio Gasparri e perfino dello stesso Cavaliere. Alfano sembra parlare ai suoi quando assicura che l’Imu a giugno non si paga. Poi si vedrà , nel senso che si farà una legge.
A sinistra il timore è quello degli «effetti collaterali» dell’abolizione sul bilancio degli enti locali. Ma ci sono anche settori del Pd esterni al governo che imitano il movimentismo del Pdl, come Fassina che sembra sfidare il centrodestra a trovare i voti per abolire l’Imu. Bisogna capire se e quanto queste schermaglie degenereranno nei prossimi mesi: al punto di prevalere sull’esigenza di pacificazione. Il premier sa di doverne tenere conto senza diventarne subalterno. D’altronde, la scelta di incontrare fin da ieri il cancelliere Angela Merkel rivela l’intenzione di rinsaldare l’asse con Berlino.
Su una sorta di «austerità dal volto umano» Letta ha più di un alleato. Il presidente del Parlamento di Bruxelles, il socialista tedesco Martin Schultz, ieri ha salutato con favore quanto ha dichiarato in tema di crescita. Ma la Merkel, pur accogliendo «con gioia» il premier italiano, ha insistito sul tandem rigore-crescita. Il problema è che la Germania osserva la grande coalizione italiana con interesse e diffidenza. E anche l’Ue vuole capire quanto avanti Roma si spingerà nel chiedere una correzione della politica economica. I limiti sono stringenti. Ne è conscio lo stesso Berlusconi, che ha accettato Fabrizio Saccomanni all’Economia, conoscendo i legami fra Bankitalia e una Bce decisa ad avere garanzie.
L’Italia può solo tentare di convincere gli interlocutori che la fase del rigore va temperata per scongiurare la recessione e la crescita di movimenti antieuropei tipo quello di Beppe Grillo. Ma Letta deve contare su una maggioranza compatta. Accompagnarlo nell’Ue seminando minacce di abbandonare il governo rischia di trasmettere la solita immagine di un Paese con maggioranze fragili. L’insistenza con la quale ieri il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, ha ricordato le condizioni per il suo «sì» alla rielezione, è un implicito monito alla concordia: da rispettare con comportamenti responsabili.
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