Veto dell’Italia sulla Tobin Tax Ue

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MILANO — È rimasto sottotraccia, silenziato dallo stesso potenziale destabilizzante del tema. Ma si tratta dello scontro politico più serio che l’Italia affronta da tempo con la Germania, perché riguarda un interesse vitale: il funzionamento del mercato dei titoli di Stato e l’impatto che può avere sulla sostenibilità  del debito italiano la tassa sugli scambi finanziari, la cosiddetta Tobin Tax in preparazione in Europa.
È per questo che stavolta la posizione del governo italiano a Bruxelles è diventata immediatamente chiara: veto sulla Tobin Tax europea, in alleanza con la Spagna (e forse la Francia), e in opposizione molto irritata nei confronti della Germania.
La tassa sugli scambi finanziari, voluta da Angela Merkel a Berlino e Franà§ois Hollande a Parigi, nasce per dimostrare che anche la finanza paga nella grande recessione. Il messaggio attrae tutti i governi. Anche quello di Mario Monti, che ha introdotto una Tobin tax in anticipo sull’accordo europeo ma insieme alla Francia. La differenza si trova però in un dettaglio determinante: la versione europea della Tobin Tax prevede di tassare allo 0,1% del valore nominale tutti i titoli, ad ogni scambio. Inclusi i titoli di Stato, che nella versione italo-francese sono invece esentati. Nella proposta europea un’eccezione è prevista solo per i derivati, per i quali il prelievo è indicato allo 0,01%.
Secondo le stime di vari governi (ma non della Germania, né della Commissione europea), quel prelievo sulle transazioni su Bot, Btp o Ctz ridurrebbe del 90% la liquidità  sul mercato del debito italiano subito dopo il primo collocamento dei bond da parte del Tesoro. Gli spread non potrebbero che salire ancora, con ricadute sul debito e sulla situazione generale dell’economia. Non solo: per non pagare la tassa, gli investitori potrebbero voler tenere i bond fino alla scadenza e sarebbero così spinti a investire in titoli a scadenza ravvicinata. La vita media del debito si accorcerebbe, il rifinanziamento del Tesoro si farebbe più pressante.
La Tobin Tax che si sta costruendo in Europa non riguarda tutti i Paesi ma è una «cooperazione rafforzata» fra gli undici che sono disposti a procedere: fra loro, oltre a Italia e Germania, anche Spagna, Francia, Grecia, Belgio e Austria. Due mesi fa la Commissione europea ha presentato la sua proposta, ispirata alle indicazione arrivate da Berlino: tassa su tutti i titoli finanziari, indipendentemente dall’impatto che può avere sulla liquidità  e sugli «spread» nell’Europa del Sud. Il mercato dei Bund tedeschi non ne soffrirebbe, ma secondo alcuni osservatori anche la piattaforma dei derivati a Francoforte sarebbe paralizzata.
La partita, nel silenzio ufficiale, è aperta. E dipenderà  dalla capacità  dell’Italia di mantenere quasi da sola un veto in Europa. Con un governo dimissionario, contro Angela Merkel.
Federico Fubini


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