Tre sfide: economia, violenza e alleanza civico-militare

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Secondo il giornalista, autore dell’ultima biografia del «comandante bolivariano», il «proceso» andrà  avanti anche senza il suo leader «Ora per il Venezuela si apre una nuova fase», dice al manifesto Ignacio Ramonet. Ex direttore di Le Monde diplomatique, profondo conoscitore dell’America latina, Ramonet è autore di una biografia di Hugo Chà¡vez, che uscirà  a breve in Venezuela per la casa editrice Vadell Hermanos e che il Diplo in uscita oggi con il nostro giornale anticipa nel dossier dedicato alla morte del leader venezuelano, scomparso il 5 marzo.
Che momento sta attraversando il Venezuela?
La scomparsa di un leader della statura di Hugo Chà¡vez ha pesato, e molto. Non si può far finta che non sia successo niente. Il proceso deve andare avanti da solo: senza colui che è stato il fondatore della V Repubblica, del Partito socialista unito del Venezuela, il partito dominante, e che ha messo in moto tutta la dinamica teorico-politica del Socialismo del XXI secolo. Ora Maduro e la nuova leadership devono affrontare alcune sfide fondamentali.
Quali?
Prima di tutto, mantenere l’unità  interna. Quando Chà¡vez, dopo aver studiato le rivolte militari in Venezuela arriva alla convinzione che sia possibile prendere il potere per sconfiggere la povertà  endemica che affligge il suo paese, lo fa basandosi su una idea-forza, quella dell’unione civico-militare. Costruisce un’alleanza tra le forze armate e le organizzazioni politiche di sinistra. Un’alleanza che non ha funzionato in nessun’altra parte salvo qui. L’alleanza civico-militare è una costruzione originale che ora si tratta di mantenere e vedremo in che modo funzionerà . La seconda sfida riguarda il piano economico. In questi anni, con Chà¡vez si è cercato di costruire altre fonti di entrata per un paese rentistico che dipende prevalentemente dal petrolio e che sta cercando di sviluppare l’industria, la sovranità  alimentare… e che in questo deve vedersela con gli interessi avversi del grande capitale all’interno e a livello internazionale.
Potrà  farcela Maduro in questa situazione?
Nicolas Maduro possiede sia la competenza che le qualità  umane e politiche adatte. Ha proposto alcuni punti importanti che approfondiscono le linee di indirizzo contenute nel Plan de la Patria, come le 3 nuove missioni. Ha soprattutto rotto alcuni tabù facendo un discorso molto chiaro, senza estremismi o demagogia. Il primo riguarda l’insicurezza, un tema molto sensibile per la popolazione, utilizzato in modo strumentale dall’opposizione. Ottenere successi in questo campo renderà  più solida e ampia la rivoluzione. Un altro punto importante riguarda la lotta alla corruzione, una piaga che noi conosciamo bene: in Francia, in Spagna, in Italia. Un problema che, in un paese come il Venezuela, dove circola molto denaro per via della rendita petrolifera, viene da lontano. Questa rivoluzione che ha distribuito gran parte della rendita per ridurre le disuguaglianze si caratterizza però anche come una grande sfida sul piano etico, morale. C’è quindi una contraddizione ancora più stridente tra corruzione e rivoluzione, prendere di petto il problema non può che rendere più forte la credibilità  del proceso. Maduro ne ha fatto un obiettivo prioritario per ridare fiducia alla popolazione nel gruppo che la dirige.
L’opposizione ha però capitalizzato meglio questi temi. Ce la farà  questa “rivoluzione” senza il suo leader storico?
Su alcuni cambiamenti strutturali il popolo non vuole tornare indietro, questo lo sa anche l’opposizione. Quelle del socialismo bolivariano sono sfide prospettiche, però, come diceva Chà¡vez citando Victor Hugo: «C’è una cosa più potente di tutti gli eserciti del mondo: è l’idea la cui ora è scoccata».


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