Squinzi: il tempo è scaduto E lancia un ponte ai sindacati
ROMA — «Non abbiamo tempo per aspettare indenni fino all’autunno» perché «l’economia reale non può attendere ulteriori traccheggiamenti». Alla vigilia del convegno dei piccoli imprenditori, la due giorni che si apre oggi a Torino, il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi ripete il suo appello alla politica e tende la mano ai sindacati: «Quello che serve — dice — è un governo di uomini di buona volontà , che abbiano a cuore gli interessi del Paese e lo facciano uscire dalle sabbie mobili». Parla di «tempesta perfetta» il numero uno degli industriali. Ed è proprio per questo che si rivolge anche a chi, di solito, si trova dall’altra parte della barricata: «Il senso di responsabilità delle parti sociali non è mai stato tanto elevato e concorde. Credo sia finito il tempo dei confronti, degli scontri e delle incomprensioni. Si deve andare tutti nella stessa direzione».
Patto
Il risultato di questa apertura ripetuta ieri più volte potrebbe essere il Patto per la fabbrica, una piattaforma comune di richieste alla politica e al governo che verrà . Un documento sostenuto da imprese e sindacati che dovrebbe essere presentato proprio a Torino. Ma c’è il tentativo di fare anche di più. Il segretario della Uil Luigi Angeletti vorrebbe una «iniziativa innovativa in accordo con le imprese: pensiamo di fermare simbolicamente il Paese, bloccare tutto». Un’ora di stop su tutto il territorio nazionale, lavoratori e imprenditori insieme. Un’alleanza finora riuscita solo per il settore dell’edilizia, non a caso uno di quelli più in difficoltà . Anche la Cisl studia un’iniziativa comune ma in forma più soft: non lo sciopero e la serrata insieme ma una manifestazione congiunta, un corteo. E la Cgil? È sicuramente disponibile a formulare una richiesta comune su quei temi che riguardano sia gli imprenditori che i sindacati, a partire dal rifinanziamento della cassa integrazione in deroga e la definitiva risoluzione dell’enigma esodati che dovrebbero trovare posto nel patto. Ma l’opzione di salire tutti insieme sullo stesso palco per una manifestazione sembra avere meno possibilità .
Passera
Gli imprenditori attendono le modifiche al decreto legge per il pagamento dei debiti della pubblica amministrazione, sul tavolo della commissione speciale della Camera. «Ci sono 40 miliardi di euro che noi speriamo, come dice il decreto, possano arrivare a 60 nei prossimi 12 mesi con delle emissioni dedicate», dice il ministro per lo Sviluppo economico Corrado Passera. Parole che vengono accolte dal Pdl, con il portavoce vicario Anna Maria Bernini, come il «segnale timido e tardivo che qualcosa in più si poteva fare». In realtà Passera, spiegano dal ministero, si riferiva a misure già contenute nel decreto e attuabili nel 2014. Si tratta della possibilità di pagare con titoli di Stato i debiti ceduti agli intermediari, nei limiti che saranno fissati con la prossima legge di Stabilità . L’associazione delle banche dovrà censirli entro il 15 settembre ma, sempre secondo il ministero, alcune stime indicano che questi debiti ceduti ammontino a 15/20 miliardi.
Decreto
Nelle audizioni in corso alla Camera la richiesta più frequente è quella di alleggerire le procedure burocratiche. Un suggerimento avanzato ieri da Giuliano Poletti, presidente dell’Alleanza delle Cooperative Italiane. E anche dai piccoli imprenditori di Confapi che con Maurizio Casasco chiedono anche il «coraggio di immettere subito 80 miliardi sul mercato». L’associazione dei costruttori dice che per il settore mancano 13 miliardi. Mentre gli artigiani della Cna vedono nel decreto una stangata nascosta: «In quel testo c’è un ulteriore e gravoso appesantimento degli oneri amministrativi e burocratici sulle imprese e sui cittadini che vale 10 miliardi di euro». Nelle schede di lettura del decreto preparate dai tecnici della Camera, invece, si sottolinea che «per alcune voci di spesa che hanno visto il formarsi di debiti ed un ritardo nei pagamenti, le misure indicate dal provvedimento non sembrano consentire il superamento delle cause alla base di tale fenomeno». Si pagano gli arretrati, insomma, ma la pubblica amministrazione farà altri debiti.
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