by Sergio Segio | 21 Aprile 2013 6:50
BOLOGNA — C’è un angolo di Giappone alle porte di Bologna. San Lazzaro, dove nel 1214 sorse il lazzaretto, il primo ospedale intorno alle due torri, si candida a paese più salutista d’Italia e comincia col bandire il fumo. Oltre che nei locali pubblici e nei parchi, dalla fine di marzo è vietato anche sotto i portici, in prossimità delle soglie dei negozi, nei dehors coperti di bar e ristoranti, nei cortili delle scuole e degli edifici pubblici e persino sotto le pensiline alla fermata del bus.
Una vera e propria operazione di pulizia aerobica che qualche spiritoso ha definito di «lungo respiro », sancita da un’ordinanza che è destinata a far discutere e forse a far scuola se è vero che la nuovissima torre Unipol alla periferia est di Bologna, ha bandito le sigarette lungo tutti i suoi 125 metri e i trenta piani. Il sindaco Marco Macciantelli (Pd), dopo aver limitato il fumo, si aspetta ora l’arrosto di un paese, che conta poco più di 31mila abitanti, più pulito che possa fregiarsi dell’etichetta di “Città della salute”. Non si tratta solo di un’operazione di marketing, ma di rispolverare una vocazione antica. Lazzaretto a parte, non è un caso che sulla collina all’ingresso del paese sorga un ospedale che si chiama “Bellaria”. E da queste parti, all’aria, ci tengono. «Abbiamo convertito 500 auto a gas, investito sul servizio ferroviario, sui filobus e su 17 chilometri di piste ciclabili» spiega il sindaco. Il 12 maggio è
anche previsto l’avvio del servizio di noleggio biciclette (bike sharing) e il Comune è uno dei pochi al di sotto dei 50 mila abitanti ad aver aderito all’accordo per la qualità dell’aria che prevede giornate ecologiche e limitazioni nell’uso dell’auto.
A 20 giorni dall’entrata in vigore, il provvedimento si sta candidando a diventare un modello replicato altrove. Ogni giorno il primo cittadino riceve le email di associazioni interessate a conoscere i dettagli dell’ordinanza per farla applicare dalle loro ammini-
strazioni. «Sono almeno una trentina le richieste arrivate», racconta Macciantelli. Ma non tutti sono d’accordo con il divieto. Nella centrale piazza Bracci, sotto i portici coi tavolini all’aperto, c’è chi aspetta il vigile per sfidarlo con la sigaretta in mano. Gabriele Rossi, ottico con vetrina sulla via Emilia, indica il traffico di auto e camion: «È quello il fumo che bisognerebbe bandire», lamenta. Intanto il Comune ha installato trecento posacenere lungo le strade e distribuito mille accendini “salva-cicca” che da una parte danno fiamma e dall’altra hanno una cavità che può ospitare tre mozziconi che così non finiranno sul selciato. «Quest’ordinanza ci farà anche risparmiare sulla pulizia delle strade» ricorda ancora il sindaco. E sulla pulizia sono quasi tutti d’accordo.
«Avremo portici più presentabili » sospira Sergio, gelataio di piazza Repubblica che ha smesso di fumare dopo l’entrata in vigore del provvedimento antifumo. Una parte dei commercianti è però radicalmente contraria, timorosa che i clienti fuggano a bere il cappuccino al di là del Savena, il torrente che separa San Lazzaro da Bologna. «Sarà un vantaggio per la salute, ma uno svantaggio economico» sintetizza Pasquale Arcuri, barista sulla via Emilia. C’è anche chi scherza sul rigore dell’ordinanza che per una “paglia” fumata fuori zona prevede multe di 50 euro. Giulia, ambulante del sabato in piazza Bracci, ha il banco addossato al parco “Due agosto”. Dice di aver controllato con cura la distanza di rispetto di due metri dai clienti e la stessa misura la separa dal parco coi giochi per i bimbi. Si è così disegnata una sorta di “striscia di Gaza” dove può finalmente far scattare l’accendino. A San Lazzaro fumare o astenersi è anche una questione di geometria.
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