Rodotà : “Dai democratici silenzio inspiegabile io scelto dal web, non da Beppe”

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ROMA — Stefano Rodotà  esce correndo da casa sua, vicino al Lungotevere, a Roma. Ha appena incontrato i capigruppo del Movimento 5 stelle Vito Crimi e Roberta Lombardi. Ha appena parlato al telefono con il loro capo politico, Beppe Grillo, dicendogli che lui c’è. Non ritira la sua candidatura, ma non intende ostacolare altre soluzioni. Lo inseguono qualche cronista e un paio di telecamere. Lui dice solo: «Fatemi prendere un taxi, devo andare alla stazione. Da lì rilascerò una dichiarazione alle agenzie». È gentile e irremovibile. Un po’ affannato, per la paura di perdere il treno. «Mi capisca, devo pesare ogni parola. Il momento è delicato. Sentiamoci dopo». Passano due ore. Non è ancora arrivato a Reggio Emilia, dove deve parlare a un convegno sulla laicità  e dove lo attendono cartelli con la scritta «Rodotà  presidente» e gruppetti di sostenitori. Mentre è in viaggio, ancora a Firenze, risponde al telefono e spiega: «Ho letto dichiarazioni ipocrite da parte del Pd. Non hanno mai parlato con me della mia candidatura. Eppure, il mio numero ce l’hanno». Quello che rivendica più di ogni cosa, l’ex parlamentare della Sinistra indipendente e del Pds, il giurista dei diritti civili, già  garante della Privacy, estensore del referendum vincente sull’acqua pubblica, è che lui non può essere considerato un uomo di parte. Non appartiene al Movimento 5
stelle. Il suo nome è di tutti.
Il Pd non ha finora preso in considerazione l’idea di convergere sul suo nome. Nell’assemblea al teatro Capranica hanno parlato di una candidatura divisiva, inadeguata. Cosa ne pensa?
«Ho letto oggi su Repubblica che ci sono vertici del Partito democratico irritati con Rodotà  perché non avrebbe mai detto che la sua candidatura non era di parte. Ma se c’è stato qualcosa cui hanno tenuto molto i parlamentari del Movimento 5 stelle in questi giorni, è proprio dire che la mia non era una scelta interna, che non apparteneva alla loro parte politica. È aperta a tutti, lo hanno spiegato più volte e molto bene. Per questo non l’ho sottolineato».
Parliamo di un partito cui è vicino, con il quale ha condiviso alcune battaglie, che ha tra i suoi antenati il Pds, di cui era presidente. Cosa ha pensato?
«Leggendo queste cose che trasudano un po’ ipocri-
sia la mia reazione è questa: ma come? Io sono un signore che loro conoscono molto bene da alcuni anni. Esistono molti strumenti oggi per tenersi in contatto: telefono, sms, e mail. Se volevano un chiarimento, perché non li hanno usati?».
I 5 stelle, invece, l’hanno chiamata.
«Io sono rispettoso di chi ha fatto su di me un investimento politico significativo. Quel che le ho detto è una precisazione politica che è bene che sia conosciuta».
Ma quando dice di non voler ostacolare altre soluzioni, intende che potrebbe fare un passo indietro se ci fosse un nome più condiviso?
«Non c’è niente di più di quel che ho scritto. Mi è sembrato corretto fare questo tipo di dichiarazione – che prima di rendere nota ho condiviso con Grillo e i capigruppo – perché conosco le logiche del Movimento 5 stelle. Non ci sono seconde interpretazioni ».
Possibile che in tutti questi giorni non l’abbia chiamata nessuno del Pd? Che non abbiano voluto sondare le sue intenzioni?
«Nessuno. Perciò mi sono irritato. Perché vedo in questa vicenda una grande ipocrisia. Io ho lavorato tanti anni con quelle persone. Quando ha fatto loro comodo, il telefono è stato molto utilizzato».
Perché stavolta non l’hanno fatto? Convergere sul suo nome rischia di sembrare una resa a Grillo, o nel Pd c’è chi ha delle pregiudiziali contro di lei?
«Ma io non sono stato scelto da Beppe Grillo. La mia candidatura girava in Rete da mesi, con sottoscrizioni, firme, appelli. Non è stata certo un’invenzione dei grillini. Nella loro consultazione on line, alcuni nomi sono venuti fuori più di altri perché erano già  nel circuito. La mia candidatura non è stata un’invenzione o una forzatura. Non si può dire: “Se l’è inventato Grillo”. Girava, era stata molto appoggiata, e questo ha poi determinato la reazione della Rete che mi ha fatto arrivare tra i primi alle “quirinarie”».
Tutto merito di Internet, quindi?
«Altri che non usano quello strumento avrebbero potuto usare il telefono».
Eppure, dal Pd, dicono che lei è stato contattato. Da Laura Puppato, ad esempio, che le ha parlato un paio di volte e con cui ha scambiato dei messaggi.
«Ma no, abbiamo fatto due chiacchiere così, perché lei mi aveva votato. Non siamo entrati nel merito della mia candidatura. Su quella c’è un silenzio totale. Un silenzio che continua. Glielo posso assicurare: nessun contatto ha riguardato la mia candidatura. Nessuno si è preso la briga di parlarne con me».


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