Quota 738, arriva l’applauso liberatorio
ROMA — Alle 18.15, quando lo spoglio delle schede dà la certezza matematica che Giorgio Napolitano ha raggiunto la maggioranza assoluta dei 504 voti, soglia che consente all’attuale inquilino del Quirinale di succedere a se stesso, scatta un lunghissimo applauso (oltre tre minuti). Siamo a due terzi dello scrutinio nella sesta votazione che porterà a questi risultati finali: Napolitano, sorretto dai consensi di Pd, Pdl, Lega nord e Scelta civica, ottiene 738 sì mentre Stefano Rodotà , indicato dal Movimento 5 stelle e Sel, si ferma a 217. La curiosità è che, già ventuno anni fa, Napolitano era prevalso sullo stesso Rodotà , nel duello per la carica di presidente della Camera. Dopo i due candidati si piazzano con 8 preferenze Sergio De Caprio (l’ufficiale dei carabinieri che ha catturato Totò Riina, indicato dai Fratelli d’Italia), Massimo D’Alema con 4 e Romano Prodi con 2, una anche a Silvio Berlusconi. «Sono grato della fiducia che mi ha dato il Parlamento. Tutti sappiano onorare i loro doveri concorrendo al rafforzamento delle istituzioni repubblicane», dirà più tardi lo stesso Napolitano ricevendo i presidenti di Camera e Senato, Boldrini e Grasso, che gli comunicano l’esito dello scrutinio. Il giuramento sulla Costituzione si terrà domani nell’Aula di Montecitorio.
Questa elezione rassicura le cancellerie estere. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, garantisce «piena collaborazione per le sfide del secondo mandato». Juan Manuel Barroso, a nome della Commissione europea, si congratula con lui perché «autorevole punto di riferimento e garante dell’unità nazionale». Per il presidente americano Barack Obama la rielezione di Napolitano è la garanzia che Italia e Stati Uniti «andranno avanti insieme nell’affrontare le sfide dei nostri tempi». E aggiunge di «ammirare la sua decisione di servire di nuovo il popolo italiano».
Nell’emiciclo di Montecitorio il clima è tranquillo, dall’esterno filtrano le grida di disapprovazione da parte dei grillini invitati dal loro capo a fare «la marcia su Roma contro il golpe che si sta consumando». «Sì — ironizza Maurizio Gasparri del Pdl — marcia sulla capitale al grido eja eja Rodotà ». La sesta votazione, nel pomeriggio, è decisiva. E vi si è giunti dopo un intenso lavorio diplomatico dopo che quella della mattina era terminata con una fumata nera perché il centrodestra (nel suo complesso) non partecipa al voto, il Pd dà indicazione di votare scheda bianca mentre Movimento 5 stelle e Sel scaricano i loro 210 sì su Rodotà .
Quella è servita per prendere tempo e consentire di trovare una soluzione allo stallo dopo la bocciatura di Marini e Prodi. Già nel corso della notte tra venerdì e sabato ci sono stati contatti tra Bersani, Berlusconi, Maroni e Monti. Ed emerge che Napolitano, come candidato, può mettere d’accordo tutti. E così, ieri mattina, uno dopo l’altro, sono saliti al Quirinale per sollecitare una risposta positiva da parte dell’attuale inquilino. A essere decisivo, dicono fonti vicine al Cavaliere, sarebbe stato proprio il colloquio tra Napolitano e Berlusconi. Il presidente avrebbe dato atto all’ex premier di avere avuto, in questa difficile fase, un «comportamento da statista». Prima del congedo, tra i due vi sarebbe stato un lungo caloroso abbraccio, talmente toccante da suscitare emozione nel portavoce di Napolitano, Pasquale Cascella. Alle 14, un’ora prima della sesta votazione, giunge il segnale tanto atteso.
Una nota del Quirinale dove si può leggere: «Ritengo di dovere offrire la disponibilità che mi è stata richiesta».
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