by Sergio Segio | 3 Aprile 2013 6:54
ROMA — Via all’operazione pagamenti degli arretrati alle imprese fornitrici della pubblica amministrazione. Ma si è corso il rischio che a sostenere l’esborso di 40 miliardi in due anni (2013-2014) fossero chiamati anche i cittadini con nuove imposte. Il rischio si è manifestato a sorpresa ieri nella bozza del decreto legge che dovrebbe essere varato questa mattina dal Consiglio dei ministri, dopo che ieri pomeriggio sia la Camera sia il Senato hanno approvato all’unanimità (compreso il Movimento 5 stelle) due risoluzioni che impegnano il governo a sbloccare i pagamenti. La bozza prevedeva infatti la possibilità per le Regioni di anticipare al 2013 l’ulteriore aumento dell’addizionale Irpef (fino a 0,6 punti) previsto per il 2014. Una mossa che per un lavoratore con un reddito lordo di 23 mila euro avrebbe significato 138 euro in più, calcolava l’esperto della Uil Guglielmo Loy, che osservava: «Sarebbe paradossale pagare le imprese con i soldi dei lavoratori». Poi, in serata, in una lunga riunione di governo a Palazzo Chigi, la misura è tramontata. Prima dallo stesso ministero dell’Economia facevano filtrare che si trattava di un’ipotesi difficilmente percorribile. Infine, Palazzo Chigi la escludeva. In effetti nelle dettagliate risoluzioni parlamentari che impegnano il governo sui contenuti del decreto non c’è traccia di una simile proposta. Né potrebbe esserci, vista la contrarietà di tutti i gruppi politici a nuovi prelievi fiscali. «L’anticipo dell’aumento dell’addizionale regionale dell’Irpef sarebbe una cosa priva di logica — taglia corto il vicepresidente della commissione speciale della Camera, Pier Paolo Baretta (Pd) —. Non possiamo più caricare i cittadini di nuove imposte».
Ma il fatto che l’ipotesi fosse presente in una bozza del provvedimento la dice lunga sulle preoccupazioni del Tesoro di non sguarnire il fronte del rigore dei conti pubblici, dopo che, proprio in seguito allo sblocco dei pagamenti, quest’anno il deficit salirà dal previsto 2,4% del prodotto interno lordo al 2,9% e dunque a un passo dal tetto del 3% imposto dall’Europa.
Non a caso lo stesso Baretta sottolinea che con l’operazione a favore delle imprese si sono consumati tutti i margini e che restano però da trovare «almeno 7-7,5 miliardi se si vuole far slittare la Tares al 2014, cancellare l’aumento dell’Iva dal 21 al 22% e coprire per tutto l’anno la cassa integrazione in deroga e il finanziamento delle missioni militari. Bisogna prepararsi quindi a una manovra, che spetterà al prossimo governo, ma sulla quale è bene che anche Monti faccia chiarezza, visto che entro 10 giorni deve presentare a noi e all’Europa il Def e il Piano nazionale di riforme».
Il decreto sui pagamenti che sarà varato oggi punta a sbloccare da subito l’erogazione degli arretrati attraverso un meccanismo semplice. I Comuni con avanzi di gestione potranno spendere immediatamente 5 miliardi, in deroga al patto di Stabilità e senza aspettare il riparto delle risorse che sarà effettuato dal governo entro il 15 maggio. Tempi più rapidi (un paio di settimane) invece per la suddivisione dei primi 5 miliardi alle Regioni per il pagamento dei debiti sanitari. Quanto ai ministeri, dovranno pubblicare online gli elenchi delle aziende creditrici. Sono previste sanzioni (multe e taglio della retribuzione) per i dirigenti inadempienti. Per finanziare l’intera operazione (20 miliardi quest’anno e 20 il prossimo) si ricorrerà anche ad emissioni di titoli di Stato e l’eventuale aumento degli oneri sul debito pubblico sarà coperto con nuovi tagli lineari alle spese dei ministeri.
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