“Pierluigi alle Camere con 5 punti ma al Quirinale Rodotà  o la Bonino”

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MILANO — Indica una priorità : «L’elezione, possibilmente con un’ampia maggioranza, di un presidente della Repubblica che sia una figura di garanzia per tutti, come ad esempio, Emma Bonino o Stefano Rodotà ». Una scelta che, per Giuliano Pisapia, non potrà  essere presa sull’onda dell’emergenza e neppure «essere condizionata da “trattative” sul governo». La strada che traccia è chiara. E bisogna fare in fretta perché, avverte il sindaco di Milano, «il Paese rischia di scoppiare ». Subito dopo l’elezione per il Colle, «Bersani si presenti alle Camere con 5 punti programmatici e su quelli chieda la fiducia a ogni singolo parlamentare ». Se quel tentativo fallisse, non resterebbe che il voto. Nessuna alternativa, tanto meno «alleanze con il Pdl o un governo dei tecnici».
Come vede l’impasse che si è creata e come se ne può uscire?
«Dobbiamo salvare l’Italia, garantire il presente e il futuro dei giovani e di chi, giovane, non lo è più. È indispensabile che vengano affrontati, rapidamente, interventi che portino alla crescita e a nuova occupazione, uniti a giustizia sociale ed equità ».
I “Saggi” sono una risposta?
«Napolitano ha creato le condizioni per evitare un rischio enorme, cioè che la scelta del prossimo presidente della Repubblica, potesse essere determinata o addirittura condizionata dalla decisione, pur urgente, di affidare un incarico di governo. Sarà  fondamentale indicare una persona che abbia la fiducia del Paese e un consenso più ampio possibile, non solo del centrosinistra. A quel punto, se non si dovesse uscire da questo ginepraio, un Capo dello Stato nel pieno dei suoi poteri potrebbe indire nuove elezioni o, ma è solo un’ipotesi di scuola peraltro prevista dalla Costituzione in casi come questo, sciogliere una sola Camera. Con un presupposto indispensabile: una nuova legge elettorale».
Per il Quirinale ha nomi in mente?
«È importante dare un forte segnale di cambiamento rispetto al passato. Mi permetto di fare due nomi, che mi sembrano esempi eccellenti per la loro esperienza istituzionale e garanzia per tutti. Come del resto è stato Napolitano che va ringraziato per il grande lavoro fatto per il Paese, con equilibrio e senso dello Stato. Sono tanti gli uomini e le donne di grande livello, ma per rispettare la parità  di genere cito Bonino e Rodotà ».
Dopo il Colle, quale dovrebbe essere il percorso?
«Si dovrebbe permettere a Bersani di andare in Parlamento
a presentare un programma di scopo: 4 o 5 punti urgenti, non formule generiche ma disegni di legge precisi e, sulla base di quelli, verificare se ci sarà  la fiducia.
Ogni singolo parlamentare, ogni gruppo dovrebbe assumersi la responsabilità  di dire sì o no. Sarebbe un governo a tempo. Se non ci sarà  la fiducia, non vedo altra
alternativa alle elezioni anticipate ».
È un modo per “stanare” i grillini?
«Quando ci sono decisioni che riguardano il bene del Paese non può esserci il vincolo dell’appartenenza partitica, ogni parlamentare si deve assumere le proprie responsabilità ».
Nessuna alleanza con il Pdl, quindi?
«È improponibile. Non è un problema di principio, ma le grandi coalizioni possono coesistere su punti precisi, fiducia reciproca, condivisione di valori e obiettivi. Questo non può esserci con il Pdl. Al primo disegno di legge su temi delicati, dall’economia alla giustizia, finiremmo in un immobilismo dannosissimo per il Paese».
Se si arrivasse al voto, lei si candiderebbe come “anti-Renzi”?
«No, io ho preso l’impegno di fare il sindaco. E Milano è fondamentale per l’Italia. Sollecitazioni ne sono arrivate, ma non sarebbe serio lasciare la mia città . Condivido pienamente la posizione di Renzi sul fatto che il futuro candidato premier debba essere scelto con le primarie. Da parte mia mi impegnerò al massimo perché il centrosinistra, guidato da chi vincerà  le primarie, governi il Paese».
Bersani dovrebbe continuare a rimanere in campo?
«Mi sembra che lui stesso abbia detto che la sua occasione era questa. Dimostrare la capacità  di avere anche un ruolo diverso sarebbe un segnale di cambiamento. In ogni caso le sue qualità  e la sua esperienza potranno essere utili».
Questo stallo quali ripercussioni ha sui Comuni?
«Per gli enti locali il momento è disastroso, anche per colpa di chi prima ha negato la crisi e poi approvato tagli insostenibili. È fondamentale avere un governo solido con cui discutere. Faccio solo due esempi importanti per Milano: noi stiamo contrastando con ogni mezzo una multa europea da 360 milioni di euro che riteniamo del tutto ingiustificata peraltro si riferisce alle passate gestioni – e che sta mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro in un’azienda come Sea Handling. Senza l’appoggio dell’esecutivo, però, il Comune da solo non ce la può fare. E poi c’è Expo, che può essere un’occasione di rilancio per l’Italia: se non si comprende che è un tema nazionale non potrà  essere il successo auspicato. Infine, i pagamenti delle pubbliche amministrazioni: Milano è in regola, ma darebbe a molti Comuni la possibilità  di pagare i debiti e rilanciare economia e occupazione».


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