Piemonte, indagati Cota e 51 consiglieri rimborsati massaggi e regali di nozze

by Sergio Segio | 20 Aprile 2013 7:13

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TORINO — Anche il MoVimento 5 stelle è nel vortice del malcostume della politica in Piemonte, dove una pioggia di avvisi di garanzia si è abbattuta sui consiglieri regionali. Ben 52 nella sola giornata di ieri, 56 dall’inizio dell’inchiesta sui rimborsi gonfiati. Tra gli indagati ci sono anche due esponenti “grillini”, Davide Bono e Fabrizio Biolè (quest’ultimo poi “emigrato” nel gruppo misto in polemica con il movimento), che hanno messo in nota spese di benzina e autostrada per raggiungere in Valsusa le manifestazioni No Tav. E c’è il governatore leghista Roberto Cota, che per la procura di Torino ha incassato ventimila euro di rimborsi non dovuti per spese di trasferte e ristoranti. Lui, lungi dal pensare alle dimissioni, si difende: «Ho sempre sostenuto in proprio la maggior parte delle spese per l’attività  politica e ho utilizzato risorse del gruppo regionale per importi irrisori. È mio dovere restare e affrontare con senso di responsabilità  istituzionale questo momento di grande disagio sociale».
È l’intero Consiglio sotto inchiesta. E il copione è quello già  visto nelle altre regioni italiane. In Piemonte si contesta una somma di denaro pubblico speso per fini personali che sfiora il milione e mezzo di euro: scontrini e ricevute per le spese più fantasiose, dalle briglie per il cavallo ai massaggi nei centri benessere, dalle borse firmate ai gioielli, al catering per la festa di battesimo di un nipote. Alcuni tra i negozi più chic della città  vantano i politici tra i loro migliori clienti. E non pochi scontrini di quelle boutique sono distrattamente finiti nelle note spese del Pdl. Dai fondi del gruppo del Carroccio è uscita la colletta per il vassoio d’argento da quattromila euro, regalo di nozze per un collega assessore. La partecipazione al congresso provinciale del Popolo della libertà , 500 euro a testa di iscrizione, è stata finanziata, anche quella, dai contribuenti. Infine c’è una costosa parcella di avvocati: è quella per il ricorso al Tar del centrodestra contro la candidata Mercedes Bresso, avversaria alle ultime elezioni. Anche lei è indagata, ma con l’accusa di finanziamento illecito, per aver dirottato sulle spese del suo gruppo novemila euro di fatture per la campagna elettorale. A salvarsi sono giusto una manciata di consiglieri: per il Pd Gianna Pentenero, Gianni Oliva, Elio Rostagno, Roberto Placido, Mino Taricco e Mauro Laus, per la Lega Claudio Sacchetto, Sara Franchino dei Pensionati con Cota.
Dunque i reati contestati dai pm Andrea Beconi, Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi non sono per tutti uguali, la maggior parte dei consiglieri è accusata di peculato, ma c’è qualche finanziamento illecito e un caso di truffa. E anche le singole posizioni sul peculato sembrano registrare comportamenti molto diversi. «Vi sono differenze anche rilevanti tra le varie posizioni individuali, sia per la causale dei rimborsi, sia per l’ammontare complessivo. Solo lo sviluppo e la conclusione dell’inchiesta potranno consentire una precisa e completa definizione di tali posizioni », dice infatti il procuratore capo di Torino Gian Carlo Caselli. Come a voler spiegare che non per tutti l’inchiesta seguirà  lo stesso iter. In 52 saranno interrogati nelle prossime settimane.
Chi saprà  spiegare nel dettaglio le spese potrà  sperare in una linea più morbida. Per gli altri le accuse arriveranno direttamente in aula di tribunale.
I record di spese ingiustificate gravitano soprattutto sull’emanazione piemontese del partito di Silvio Berlusconi (anche per decine di migliaia di euro) che ha lasciato molta più libertà  ai suoi consiglieri e ha affidato personalmente un dettagliato regolamento, tollerante quasi su ogni genere di spesa. Più rigorosa e puntuale la contabilità  del Pd, che infatti conta rimborsi ingiustificati per poche migliaia di euro. Pesanti le posizioni dell’Italia dei Valori e della Lega, che ha comunque contestazioni per 140 mila euro complessivamente. Davide Bono, MoVimento 5 stelle, ha tradito a metà : per lui sono 4500 gli euro non dovuti. Ma il popolo del movimento non perdona e i grillini gli scrivono su Facebook: «Ma come, Davide, sei indagato pure tu?».

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