Parroco come Robin Hood: non è peccato rubare ai ricchi

by Sergio Segio | 8 Aprile 2013 7:42

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VENEZIA — «Basta suicidi, prendiamo i soldi ai ricchi per darli ai poveri». L’urlo disperato arriva da un parroco di periferia. La tragedia di Civitanova Marche ha lasciato il segno. I tre suicidi figli della crisi, pesano sulle coscienze e per don Enrico Torta, parroco di un quartiere ai limiti di Mestre, dove la città  confina con quel che resta di compagna nel comune di Venezia, rappresentano una realtà  che si rifiuta di accettare.
Solo il giorno prima a Spinea, un paese dell’hiterland veneziano, un artigiano di 46 anni sposato e papà  di una bambina, si era impiccato nella casa pignorata. Nel Veneto sono già  65 le vittime della crisi. Una strage di fronte alla quale don Torta, novello Robin Hood, ha sentito il bisogno di dire «Basta!». Uno sfogo affidato nel foglietto parrocchiale, che forse non aiuta a risolvere i problemi, ma che fotografa il clima di una comunità . «Non capiti mai», scrive don Torta, «che un mio parrocchiano sia tentato di uccidersi: insieme, io per primo, lo aiuterò a prendere i soldi che gli servono da chi si è arricchito sulla pelle dei poveri, perché sopravviva». Parole pesanti come pietre, tantopiù se pronunciate da un parroco che di fronte al testo del biglietto lasciato dai coniugi di Civitanova Marche: «Quando ho letto quel biglietto, nel quale marito e moglie scrivevano “scusateci ma abbiamo una dignità ”, mi sono sentito annichi-lito, meno di niente. Questo è un macigno che dobbiamo portarci tutti sulla coscienza, perché quanto successo, anche se in tono minore, ci sta attorno, quasi sempre vediamo simili situazioni ma non vogliamo guardarle e saperne portare il peso. Non dovete essere voi», continua il parroco rivolto alla coppia suicida, «che dovete chiedere scusa a noi. Siamo noi che dobbiamo chiedere perdono a voi se siete arrivati a questo punto di disperazione da togliervi il dono più grande che è la vita».
Le parole di don Torta non hanno lasciato indifferente il patriarcato. Monsignor Valter Perini, vicario episcopale per l’evangelizzazione, non solo ha approvato le parole del parroco, ma ha rincarato la dose: «Questo è il grido di dolore di un pastore che, come ha detto Papa Francesco, ha l’odore delle pecore». Monsignor Perini cita la teologia morale della chiesa: «Quando una persona è ridotta agli stenti può appropriarsi di un bene altrui e procurarsi il cibo necessario per vivere. Ciò che ruba non è furto è l’applicazione del diritto naturale primario. Dio ha destinato i beni della terra universalmente a tutti gli uomini. La strada migliore è quella di trovare chi ti aiuti con forme di legalità , ma la dottrina della chiesa parla chiaro».

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